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Fino al 1.IX.2019 | Anna Maria Maiolino O Amor Se Faz Revolucionário | Pac Padiglione D’arte Contemporanea, Milano

di - 3 Giugno 2019
Correva l’anno 2009 e Anna Maria Maiolino (1942) esponeva nella mostra collettiva “Versus inversus” nella galleria di Raffaella Cortese con Ana Mendieta, Martha Rosler, Zoe Leonard, Joan Jonas, artiste di fama internazionale promosse in Italia dalla gallerista. L’anno seguente, nella stessa galleria milanese, Maiolino esordisce con la sua prima mostra personale in Italia, con video e fotografie degli anni’70 e 80, e fu subito una rivelazione per  la critica e  il pubblico con lavori incentrati su un decennio carico di tensioni sociali e lotte per rivendicare libertà nei paesi  governati da dittature  militari e altre tematiche dell’epoca legate al femminismo e alla rivoluzione sessuale, quando il corpo nell’ambito della body art diventa l’espressione di un disagio politico e sociale  in America e in Europa. Da questo momento Anna Maria Maiolino decolla anche in Italia grazie al lavoro di valorizzazione di Raffaella Cortese. Nel 2015, in seguito alla seconda mostra personale nella galleria milanese, Maiolino viene riconosciuta come una delle artiste più significative dell’arte sudamericana, tenace nella sua ostinazione di continuare la sua ricerca anche durante la dittatura in Brasile dal 1964 al 1984, ma che fatica.!. In questa occasione presenta un corpus di opere significative: le sculture in cemento e ceramica raku, o argilla e i disegni a inchiostro “gocciolato” o più tradizionali a pennello esposti al PAC -Padiglione d’Arte Contemporanea, nell’ambito della sua prima mostra personale in una istituzione pubblica, dal titolo “O Amor Se Fa Revolucionário” a cura di Diego Sileo.  I suoi disegni, dipinti, sculture, fotografie, video, performance e installazioni raccontano la sua vita spesa nella ricerca artistica iniziata nei primi anni Sessanta e ancora in corso di elaborazione.
Anna Maria Maiolino, O Amor Se Fa Revolucionário, foto di Nico Covre Vulcano
Nella prima sala del Pac, una maestosa installazione site specific realizzata in argilla, materiale iconico, introduce lo spettatore alla retrospettiva di Anna Maria Maiolino, una ragazza di 76 anni con sguardo e sorriso da bambina che irradia simpatia dal primo istante, dentro al suo modo di raccontare la contemporaneità. È una mostra intensa che si snoda lungo un percorso cronologico attraverso 300 opere che svelano i suoi temi, incentrati sulla condizione dell’essere umano, il sociale, la politica, la vita e la morte, il femminile e le relazioni tra sé e gli altri. Nell’ultima piccola sala al primo piano stupisce un disegno a china che rappresenta una donna bendata, come una mummia, che non vede, non sente e non parla, accanto c’è un uomo seduto in poltrona che disfa o forse avvolge le bende attorno al corpo, come una metafora della sua condizione di donna. Nel corso del tempo questo disegno è diventato una performance, presentata nel 2015 in occasione della sua mostra personale nella galleria di Raffaella Cortese.  A 12 anni l’artista è partita da Scalea, in Calabria, da madre ecuadoriana e padre italiano. Cresciuta a Caracas, a 18 anni si è trasferita a Rio De Janeiro, in piena dittatura. Dopo gli esordi figurativi, Maiolino approda all’astrazione, è tra i protagonisti del manifesto della Nuova Oggettività, con Helio Oiticica e Lygia Pape, di cui c’è una mostra alla Fondazione Carriero, Milano. La mostra segue un percorso cronologico e mette in evidenza i temi sociali e politici affrontati dagli anni ‘70 agli anni ’80, in reazione alle dittature del Brasile e dell’Argentina, dove l’artista ha vissuto. Spicca la sua attitudine organica più che geometrica, le sue sculture modellate in creta e sono una novità le grandi pitture degli anni’90 mai viste prima. Negli ultimi tempi Maiolino sviluppa un segno più astratto, quasi zen, lontano da quelle forme  più simboliche  dedicate all’uovo e alla vita, in cui la linea è al centro di tutta la sua produzione grafica, sviluppata anche attraverso la benda nelle sue performance. Dagli anni ’00, l’artista privilegia ampi segni dipinti su carta con inchiostri colorati, perché varcati i settant’anni, la rivoluzione si scatena dentro se stessi, quando più che mai  l’amore per la vita si fa rivoluzionario, come suggerisce il titolo della sua mostra. Il titolo è preso da una installazione dedicata alle donne argentine di Plaza de Mayo, e allude alla sua ostinazione di continuare a fare l’artista in tempi e luoghi difficili soprattutto per le donne, superando le dittature, i pregiudizi, la sua condizione di migrante, senza mercante, collezionista o gallerista, relegata nel suo ruolo di moglie e madre di due artisti in un mondo maschilista che le ha concesso solo occasioni marginali. Contro discriminazioni e imposizioni sociali, Maiolino è sempre stata fedele alla sua ricerca artistica, non ha mai smesso di lavorare, poi il riconoscimento del suo talento è avvenuto a Kassel, nel 2012 a Documenta, e oggi è considerata tra i più importanti protagonisti  dell’avanguardia brasiliana. La mostra prodotta dal Pac e dal Comune di Milano è stata richiesta dalla Whitechapel a Londra e poi sarà esposta a San Paolo all’Istituto Tomie Ohtake, è la prima volta che accade.
Jacqueline Ceresoli
Mostra visitata il 29 marzo

Dal 29 marzo al 1 settembre 2019
Anna Maria Maiolino O Amor Se Faz Revolucionário
Pac Padiglione d’Arte Contemporanea,
via Palestro 14 Milano
Orari: da mercoledì a domenica 9:30 – 19:30 – Martedì e giovedì 9:30 – 22:30
Info: www.pacmilano.it

Jacqueline Ceresoli (1965) storica e critica dell’arte con specializzazione in Archeologia Industriale. Docente universitaria, curatrice di mostre indipendente.

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