L’Amnesiac si conferma come uno spazio vitale per la sperimentazione e la diffusione dell’arte contemporanea in una città come Potenza, da sempre povera di esperienze culturali, soprattutto di avanguardia. E’ un luogo concreto, nel centro storico della città, ma anche “virtuale” (la galleria organizza eventi in giro per l’Italia) che si propone di promuovere la creatività in tutte le sue forme, una comunità artistica in fieri che cattura ogni stimolo, ogni nuova idea con entusiasmo e curiosità, una scommessa culturale nel profondo sud.
Un codice è la rappresentazione di dati in forma simbolica, una convenzione preliminarmente accettata da una comunità per identificare e catalogare oggetti. Raffaele Iannone (Napoli, 1946) usa in modo suggestivo segmenti verticali che rimandano ai codici a barre, a loro volta segni -o simboli- del nostro tempo “sempre più cedevole ad essere inventariato e tradotto in sequenze informatiche, a immedesimarsi nel virtuale”, come sottolinea Ugo Piscopo nel catalogo. La realtà stessa sembra essere un “catalogo” virtuale di cose, eventi e persone, tutti schedati, identificati, codificati, in qualche modo posseduti.
Ma un meridionale come Iannone, abituato a confrontarsi con le catastrofi naturali, non può ignorare l’inconsistenza delle pretese dell’uomo di “controllare” il mondo. La riflessione sollecitata dalla tragedia del sud-est asiatico è al centro di questa personale: l’artista pone in mezzo alla sala più grande della galleria una scultura lignea che racchiude una striscia di sale. Quest’ultima ha la forma inequivocabile di un’onda, che attraversa e “spezza” in due parti la stanza, e il colore dell’acqua e della vegetazione, fonti di vita/morte e di rigenerazione continua della natura.
La linea del Sale non ha, in realtà, nulla di minaccioso, anzi è accattivante con la sua spuma bianca e i suoi vivaci colori. Proprio come è stata fatalmente accattivante per i turisti l’onda anomala che si avvicinava alle spiagge asiatiche: è l’eterno stupore dell’uomo di fronte alla potenza della natura. Come nei romantici Turner e Friedrich.
Sulle pareti sono installate cinque opere che, come si diceva, ricordano codici a barre. L’omaggio alle vittime dello tsunami s’innesta su un discorso che Iannone porta avanti dal 1998. Risalgono a questa data le prime grafiche, collages di carta e adesivi, sul tema dall’allure commerciale. Venti opere grafiche del ‘98 (Codice dal 020 al 045) sono esposte nella sala piccola e si presentano come una sequenza d’immagini pop del mondo contemporaneo, sottilmente critiche, perché giocano ironicamente con il fatto di rappresentare un simbolo del simbolo.
Le cinque grandi sculture lignee del 2005 sviluppano questo stesso tema iconico in forme potenti e suggestive. Si tratta di grandi tavole in legno di abete poste verticalmente e tinteggiate con pigmenti naturali di colore nero con inserti di colori primari: blu cobalto, giallo ocra e bianco puro. L’artista svela qui la sua anima mediterranea, con rimandi alla scultura lignea picassiana (attraverso il tramite di Josè Ortega, artista catalano con cui Iannone ha collaborato negli anni Settanta) e alle forme essenziali dell’arte primitiva. Così, dalle icone pop della civiltà automatizzata, Iannone giunge ai simboli ‘tribali’ di questa stessa civiltà e dei suoi moderni idola, sino ad Icon, un unico elemento verticale in alluminio con inserti di smalto color ocra. Vero e proprio totem della tribù contemporanea.
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Sito Web di Raffaele Iannone
barbara improta
mostra visitata il 12 marzo 2005
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