Dopo oltre sessant’anni Sabaudia riscopre la sua vocazione originaria di alta rappresentanza culturale e, memore della “Mostra d’arte della Provincia di Littoria 1936-1937” che vide la partecipazione di importantissimi artisti dell’epoca, “ha dato vita al Premio Ferruccio Ferrazzi ideandolo come esposizione di pittura (almeno relativamente a questa edizione di esordio), proponendosi un duplice obiettivo: di promozione culturale e di progressiva costituzione, mediante l’acquisizione delle opere premiate, di una raccolta comunale di arte contemporanea. Raccolta comunale che può già comunque contare su un fondo omogeneo e di elevata rilevanza, vista la donazione
Ora, non sussiste alcun dubbio che gli obbiettivi dell’iniziativa risultino di immediata evidenza e, se supportati da scelte oculate e lungimiranti, in linea con felici iniziative ormai diffuse; esempio illustre e recente: la raccolta comunale d’arte contemporanea di Spoleto, formatasi con il “Premio Spoleto”, ed egregiamente musealizzata da Giovanni Carandente integrandovi la propria collezione.
E’ invece sulla formula del “premio di pittura” che si potrebbe spendere qualche considerazione. Già il parlare oggi di pittura, in un clima diffuso di contaminazione di tecniche e di linguaggi, presuppone una scelta di “ideologia” dell’arte che non dà per scontato tale clima, o almeno non ne accetta la conseguente perdita di riconoscibilità dell’oggetto estetico nella sua veste tradizionale (“il quadro”).
Ma basta visitare la Biennale, tuttora in corso a Venezia, per rendersi conto che alla pittura (come, del resto, alla scultura) sono ormai riservati ambiti marginali rispetto ai video, ai filmati, alle fotografie, alle istallazioni. E d’altro canto il progetto espositivo messo a punto da Harald Szeemann non è certo in dissonanza con la maggior parte delle grandi rassegne internazionali di arte contemporanea.”
Questa in sintesi la presentazione ad opera del critico e curatore del premio Carlo Fabrizio Carli che nel saggio ‘Una scelta di pittura’ dedicato alla mostra:
“Consapevole dei propri limiti ma anche delle ragioni della propria scelta, il “Premio Sabaudia — Ferruccio Ferrazzi”, e la mostra che ne consegue, ha scelto l’insegna della pittura, anche se — come il visitatore interessato avrà modo di constatare specie nella sezione d’impronta segnico-concettuale, si è cercato, mediante proposte assai diversificate e talvolta perfino problematiche, in quanto a tecniche e materiali, di offrire un marcato ampliamento dell’accezione tradizionale della pittura. E di mostrare, a costo di operare sul filo del rasoio (dove finisce, in certi casi, il dominio della pittura, dove comincia quello della scultura?), l’ardua separabilità dei due linguaggi.
Il progetto della mostra si è dunque articolato, a scopo strettamente operativo, in un ideale dittico, l’uno incentrato sulla Persistenza della figura, l’altro su Percorsi di segno e di concetto…”
Noi vorremmo spingerci oltre, oltre l’idea dei confini qui intuiti e fatalmente delineati in forme ‘generiche’,
Pubblichiamo le immagini di alcuni partecipanti al premio, scelti senza cura per il responso della giuria, bensì in attinenza agli argomenti detti: Stefania Fabrizi (Gli eroi), Jonathan Janson (The astronomer), Adriano Nardi (No fear).
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