«Il fine della pittura è andare oltre la pittura»
Honoré de Balzac
La ripetizione sulla tela di una serie di tazze, ognuna uguale a sé stessa, geometricamente perfetta. Così accade per i flaconi, le penne, le buste… “Tino Stefanoni, pittura oltre la pittura. Opere dal 1966 al 2016” è una mostra dal taglio antologico all’interno della quale l’artista espone il suo personale “catalogo degli oggetti” in cui serialità, ripetizione, analisi e astrazione mettono a nudo cinquant’anni della sua carriera artistica.
La particolarità dell’esposizione – curata da Barbara Cattaneo e Sabina Melesi, con un testo critico di Valerio Dehò, occasione in cui la città celebra e ringrazia l’artista lecchese – è quella di essere composta unicamente da opere provenienti da collezioni private di Lecco e provincia, dunque le stesse sono ulteriormente avvolte da quell’alone di mistero in quanto sono state finora celate allo sguardo della collettività.
Un certo clima metafisico fa da comune denominatore ai mutamenti e alle diverse fasi che caratterizzano la pittura dell’artista che presenta agli occhi dello spettatore una “realtà sottovuoto”, una lucida e impietosa analisi del reale, la quale astrae gli oggetti di uso quotidiano e li decontestualizza, restituendoli in maniera completamente asettica.
Tino Stefanoni, Veduta parziale della mostra Tino Stefanoni, pittura oltre la pittura. Opere dal 1966 al 2016
Stefanoni attua una riflessione sull’arte stessa: egli utilizza la pittura come mezzo di analisi e non come fine, lavorando sempre sull’idea “della cosa” e mai “sulla cosa stessa”, ricercando l’essenzialità dell’esistente. La sua figurazione è da interpretare come metafora concettuale, si tratta di un lavoro sul linguaggio il quale presuppone una presa di distanza dai fenomeni spazio-temporali, in cui viene esaminato il nostro rapporto con gli oggetti attraverso il rigore mentale geometricamente scandito, arrivando al risultato di una disarmante ovvietà (cfr. “L’enigma dell’ovvio” Galleria Credito Valtellinese, Milano).
Così le serie degli “elenchi di cose” e delle “piastre guida per la ricerca delle cose” diventano un’ossessione ripetuta sulla tela o sulle lamine di acciaio in maniera seriale in cui viene affrontato da una parte il tema del consumismo, denunciando la serialità del multiplo e il modo in cui il mondo moderno idolatra le “cose”, dall’altro lato, con una valenza decisamente più ironica, l’artista si rifà alla tradizione con un esplicito richiamo alle icone sacre.
È la trascendenza del significato che trasmette l’opera di Tino Stefanoni, attraverso una pittura come essenzialità del disegno, che porta lo sguardo e la mente di chi si accinge ad osservare il suo “catalogo degli oggetti” oltre l’apparenza del reale, richiamando un mondo altro, fatto di archetipi e visioni geometricamente regolate.
Angela Faravelli
mostra visitata il 10 giugno
Dal 28 maggio al 10 settembre 2017
Tino Stefanoni, pittura oltre la pittura. Opere dal 1966 al 2016
Palazzo delle Paure, Lecco
Orari: da martedì a venerdì 9.30 – 18.00, giovedì 9.30 – 18.00 e 21.00 – 23.00, sabato e domenica 10.00 – 18.00
Info: segreteria.museo@comune.lecco.it, www.museilecco.org