In quello di Siena c’è una famosa accademia musicale, un bellissimo spazio espositivo in quello di Ariccia, addirittura la sede del Governo italiano in quello di Roma. Singolare e prestigiosa sorte quella dei palazzi che la famiglia Chigi possedeva sparsi per la penisola.
Nelle stalle del maniero che la nobile dinastia senese aveva restrutturato a Viterbo trova spazio la Galleria Miralli, storico avamposto dell’arte contemporanea nella capitale della tuscia.
Il maestro fiorentino Giuseppe Chiari è protagonista della mostra primaverile presso la galleria viterbese. Una serie di lavori di medie dimensioni conducono nel pieno della poetica gestuale, cromatica e ritmica del settantacinquenne artista che quarant’anni fa aderì al movimento Fluxus.
E’ il contrappasso dell’arte visiva sull’arte uditiva. Se quest’ultima stimola l’udito alla produzione mentale di immagini evocative, la pittura di Chiari è arte da ascoltare, arte omnicomprensiva.
Il supporto degli spartiti fa nascere strumenti musicali dai cromatismi intensi e infantili: chitarre e pianoforti sospesi come sonanti totem di una memoria e di una poesia colorata che vagabonda sul confine tra pittura e musica.
Nei mesi scorsi Giuseppe Chiari è stato protagonista, nella sua toscana, con una mostra a Pisa, un grande evento a Pistoia e presto sarà inaugurata a Firenze, alla Galleria Tornabuoni, una esposizione che lo metterà a confronto con Miccini, Pignotti e Ranaldi.
Massimiliano Tonelli
Vista il 26 maggio 2001
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La musica del segno ,pur non ascoltandola, la si intuisce dai segni che sono musica essi stessi. Segni vibranti,resi ritmici dal graffito. Belli i colori.