24 ottobre 2011

fino al 10.XI.2011 Yoshua Okòn / Talia Chetrit Milano, Galleria Kaufmann Repetto

 
Videoarte politica decisamente Ironica, nell’originario senso della parola. Fotografie in analogico dai risvolti sottili ed interessanti, lasciatevi trasportare sui palcoscenici di Kaufmann Repetto...

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Torna a Milano Yoshua Okòn. L’abbiamo incontrato nel 2009 alla fabbrica del vapore con il progetto Canned Laughter, che rifletteva sullo sfruttamento del lavoro in Messico, paese d’origine dell’artista.
Le due video installazioni presentate da Kaufmann Repetto ragionano sui medesimi temi, che sono poi fondanti dell’intera sua opera; la guerra in Guatemala, lo sfruttamento dei lavoratori messicani da parte delle grandi multinazionali americane, l’indagine su coloro che vivono ai margini della società, volontariamente o per necessità.
Piovra, il lavoro che dà il titolo alla mostra (esposto in contemporanea all’Hammer Museum di Los Angeles) è un ironico e pungente tributo a una guerra volutamente dimenticata. I performer sono in realtà non attori, caratteristica peculiare dei video dell’artista, membri della comunità Maya di Los Angeles che combatterono in entrambe le fazioni della guerra in Guatemala e che oggi si trovano a passare le loro giornate nei parcheggi dei grandi magazzini, in attesa di essere assunti come braccianti giornalieri. E proprio in questo luogo vive la performance, non attori che inscenano una finta guerra tra i parcheggi di una home depot. Quest’ultima diviene il teatro stesso dell’installazione, pezzi dei suddetti prefabbricati ospitano infatti le proiezioni video. L’effetto è straniante: trovarsi dinnanzi a pezzi di casette che fan da cornice alle immagini di una finta guerra sembra una presa in giro, il confine tra umorismo e cinismo è davvero labile.

La seconda video installazione è Hipnostasis, prodotta in collaborazione con Raymond Pettibon. Un paesaggio marittimo fa da sfondo a esuli di una comunità hippie di Venice Beach. Movimenti lenti e sguardi assenti, pare che i personaggi aspettino Godot. Il tempo è dilatato e l’unico movimento che suggerisce una presenza di vita è il ritmo incostante delle onde del mare. I personaggi stanno là, abbandonati sugli scogli, abbandonati da se stessi, fuori dagli schemi della società. Monumenti iconici di una filosofia fallita i non attori incarnano nelle loro figure domande esistenziali, come l’autenticità delle nostre scelte di vita e la comune nozione di tempo.
Nella project room invece, come consuetudine, Kaufmann ospita il lavoro di una giovane leva del mondo dell’arte, questa volta del mondo della fotografia : Talia Chetrit. In un’intervista l’artista dichiara “La fotografia è la registrazione di uno spazio ottico. I suoi elementi essenziali sono la luce e il tempo. Riduco i miei soggetti a questi elementi essenziali per investigare le proprietà intrinseche della fotografia. Alcuni dei miei soggetti sono creati attraverso l’atto del fotografare, altri sono metafore di luce e tempo”.

Talia scatta in analogico e il suo sapiente uso del mezzo fotografico trapela dalle nitide immagini in bianco e nero. Il soggetto non è la cristallizzazione della forma che appare bensì lo scatto, la luce, i colori, le forme generate. L’artista si appropria dei soggetti e li svuota del proprio significante tradizionale.
Kaufmann ne ha per tutti i gusti, dall’arte politico-sociale all’arte che si interessa della genesi della forma. Uno sposalizio incredibile ma ben riuscito in uno spazio che ha sempre novità interessanti da proporre.
 

jessica murano
mostra visitata il 17 settembre 2011

Yoshua Okòn, Piovra; Talia Chetrit, marking
15 SETTEMBRE, 10 NOVEMBRE 2011
Galleria kaufmann Repetto
Via di porta Tenaglia 7 20121 Milano
tel. +390272094331
fax. +390272096873
info@kaufmannrepetto.com
Lunedì su appuntamento, Giovedì, venerdì dalle 11.00 alle 19.30

 
[exibart]

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