Sarà che la nuova ala del museo ospitava il monastero delle Dimesse e delle Servite, sarà l’abilità dello Studio Gregotti e Associati o forse l’assenza di quadri, sculture o installazioni, fatto sta che in questo nuovo spazio ci si ritrova catapultati, di punto in bianco, in un’atmosfera “spirituale”, religiosa.
E’ questo l’impatto che suscita la prima personale di Paul Morrison (1966, Liverpool, vive e lavora a Londra) in uno spazio museale italiano. L’artista porta a braccetto Malevic e Mondrian e recupera l’arte fumettistica di Lichtenstein inaugurando Special Guest, una serie di progetti speciali commissionati ad artisti internazionali e pensati per il nuovo spazio espositivo bergamasco.
Lo spettatore viene calato in un’ambientazione scenica, quasi teatrale in cui protagonista assoluta sembrerebbe essere la natura, rappresentata dalle sassifraga,
Non è così. Che significato avrebbe la natura priva dell’uomo e viceversa? Nessuno. Come i wall paintings diventano i protagonisti in platea, così gli uomini diventano il fine necessario di ciò che sta al di là dello schermo, negando la possibilità che l’uno possa prescindere dall’altro. Paradossalmente, questo ruolo ci sta stretto e, in quanto uomini, proviamo un senso di soffocamento, di limitazione e impotenza.
Questa distanza e questo fastidio sono il richiamo alla nostra coscienza del limite congenito al nostro essere uomini. La natura assume i tratti della matrigna, un groviglio spinoso che limita le nostre possibilità di azione e di realizzazione ma da cui non possiamo prescindere. Ma c’è sempre una possibilità per l’uomo, la constatazione della relatività e la capacità di tingere il bianco e il nero in frizzanti colori che permettono di pensare ad una realtà positiva. Sperando sempre che non si tratti di un sogno irrealizzabile o di una crudele utopia.
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