Sandra Vàsquez de la Horra (1967), artista cilena che vive e lavora a Berlino ha un volto espressivo, incorniciato da capelli corvini e uno sguardo intenso, di quelli che ti attraversano la psiche al primo impatto, espone per la prima a volta Milano alla Prometeogallery una serie di opere, disegni a matita e sculture realizzate tra il 2014-15 raccolte nella mostra intitolata “El canto del deiserto”.
I disegni sono una prova della sua indiscutibile abilità tecnica, unici per una capacità originale di rielaborare miti e leggende popolari della tradizione afro-latinoamericana dalla mitologia Yoruba mescolati con il bagaglio di esperienze personali, in cui s’intrecciano diverse fonti in chiave fantastica.
Conquistano le sue opere su carta, in particolare su grandi fogli incerati traslucidi, si plasmano morfologie antropomorfiche, esseri misteriosi dal tratto deciso e dalla composizione unitaria: immagini affascinanti che fluttuano in una dimensione astorica tra sogno, visioni e incubi. Le sue sono creature visionarie che attingono da un repertorio enciclopedico e dalla vita reale, storia politica del Cile, fiabe, miti e leggende, religione, sesso, cultura popolare della morte, credenze fantastiche, esperienze personali, citazioni letterarie, elementi della cultura europea, folklore, superstizione; il tutto condito da un humour noir, ai limiti del sarcasmo in cui l’ordinaria follia del quotidiano di vena surrealista carica di simboli.
L’autrice indaga identità ambigue attraverso figure per lo più femminili, simili a totem di fertilità, feticci dai poteri magici per chissà quali riti apotropaici. Il suo immaginario germinante affascinerebbe Andrè Breton, padre del Surrealismo, Luigi Serafini, autore dei Codex Seraphinianus (1976-78) e Italo Calvino. La sua complessità iconografica destabilizza l’osservatore, inquietano le sue case-sculture monolitiche, le figure metamorfiche, a volte grottesche, come La dama de los Misterios, Reptilian Woman, o l’irriverente Que desparramo, del 2014, in bilico tra il sacro e il profano, simili a reliquie di un mondo visionario, oltre il tempo, cristallizzato nelle pieghe dell’inconscio, nell’ovunque. Incantano i suoi fogli di carta passati nella cera d’api animati da figure stilizzate, totemiche, dal segno di eco primitiveggiante che rafforza un valore simbolico e un potere magico. Matita o pastelli su carta sono i suoi strumenti privilegiati che trasformano in un alfabeto visivo iconizzato un mondo oscuro, indecifrabile intriso di carnalità e ossessioni inconsce.
Sandra Vàsquez de la Horra, avrebbe incuriosito Gustav Jung (1875-1961), psicologo e antropologo, teorico dell’inconscio collettivo che si esprime in archetipi di un inconscio personale, autore del Libro Rosso (1913-1930): un testo calligrafico come esercitazione liberatoria di immaginazione attiva, come i disegni dell’artista cilena.
Jacqueline Ceresoli
mostra visitata il 19 gennaio
Dal 20 gennaio al 12 marzo 2016
Sandra Vàsquez de la Horra, El canto del desierto
Prometeogallery,
Via Giovanni Ventura, 3
20134 Milano, Italia
Orari: da lunedì a venerdì, dalle 10.00 alle 19.00, sabato 15.00 – 19.00
Info: www.prometeogallery.com