Nell’universo Piaggio, simbolo internazionale di produzione industriale e di design, la mostra Luce e Ombra può sembrare una provocazione culturale. Ci si può domandare, infatti, perché un museo d’impresa scelga di ospitare un evento sulla pittura toscana del Seicento. I motivi sono legati soprattutto all’alto valore scientifico dell’evento, che finalmente riporta nella regione, dopo più di trent’anni, l’attenzione su questo periodo artistico. La rassegna evidenzia inoltre come molti artisti toscani alla fine del Cinquecento osservassero la natura con uno spirito indagatore mutuato dalla scienza. E’ il caso di Ludovico Cardi detto il Cigoli che nel suo San Gerolamo penitente esprime tutte le conoscenze sul corpo umano acquisite dalla frequentazione dell’anatomista svizzero Theodor de Mayerne, legato agli ambienti della “scienza nuova”. Importante in questo senso anche la raffinata sezione dedicata alle nature morte, con splendide opere di Filippo Napoletano, Jacopo Chimenti,Astolfo Petrazzi, Pietro Paolini, Simone del Tintore, Pietro Paolo Bonzi. La mostra permette poi di valutare i risultati scientifici degli studi volti ad indagare la committenza ed il collezionismo nella Toscana del Seicento. Altre motivazioni vanno ricercate nella funzione sociale di un’impresa che si pone l’obiettivo di una restituzione culturale verso un territorio che tanto ha dato alla Piaggio in apporto umano.
Certo, esporre i caravaggeschi accanto alle vespe è accostamento ardito, ma riallaccia un filo conduttore fra Arte e Industria. La particolarità degli spazi espositivi permette uno sguardo inedito sui luoghi apparentemente dissacranti della città-fabbrica; uno sguardo che si volge ad un passato ricco e originale, che senza dubbio ha gettato i presupposti della contemporaneità.
Le sessantuno opere provenienti da musei e collezioni di tutto il mondo sono esposte in due sedi: il Centro per l’Arte Otello Cirri e Museo Piaggio “Giovanni Alberto Agnelli”. Nel primo, che ospita le due sezioni Esempi di pittura riformata in Toscana e Naturalisti toscani, troviamo le splendide tele della Vanitas di Jacopo Ligozzi della collezione Koelliker di Milano e la Santa Caterina d’Alessandria di Francesco Furini, proveniente dal Corridoio Vasariano. Il Museo Piaggio custodisce invece la sezione Caravaggeschi toscani, ossia le opere di artisti che studiarono la pittura del Merisi e ne colsero il “linguaggio” della luce. Qui si trova il Riposo durante la fuga in Egitto di Orazio Gentileschi, che faceva parte della collezione Getty di Los Angeles, la Maddalena Penitente di Artemisia Gentileschi e il Convitto di Absalon di Niccolò Tornioli. Questa seconda sede offre anche la possibilità di visitare le collezioni Vespa e Gilera, protagoniste della creatività e del design della ricostruzione Italiana del secondo dopoguerra.
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daniela cresti
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