Superata l’iniziale delusione di molti appassionati per la mancata presenza dello storico dell’arte Maurizio Calves (“assente giustificato per motivi di salute”) che avrebbe dovuto presentare la mostra, il numeroso pubblico convenuto nella sala conferenze del palazzo della cultura brindisino si è lasciata conquistare dal mondo in 3D di Giacomo Manzù (Bergamo, 1908; Roma, 1981).
Il percorso espositivo, allestito con un’anteprima nel cortile interno del palazzo, presenta subito quattro opere di grandi formato, aventi come protagonisti due dei simboli più forti dell’opera dell’artista: la sedia e la figura femminile. La sedia, forte ancoraggio alla realtà, una sorta di continuo richiamo alla terra e alle proprie origini, regalo di sua madre che Manzù tenne sempre esposta nel suo studio, qui si intreccia con le figure di donne mitologiche e mitiche, su di essa morbidamente e spesso provocantemente adagiate. Ma lancia anche un altro tema, successivamente approfondito, quello della natura morta su inusuale supporto.
Al primo piano l’esposizione prosegue con una raccolta di disegni, dalla linea molto stilizzata, che assume una connotazione decisamente erotica nella serie Amanti, spudorato omaggio alla moglie Inge, sua modella e musa. Qualche esemplare della serie Striptease introduce l’uso del colore, in delicate tonalità pastello, decisamente gradevoli.
Quasi in un vero e proprio crescendo si passa attraverso la serie dei bassorilievi con le Deposizioni e Crocifissioni, nei quali i temi religiosi assumono una valenza critica nei confronti della guerra e dei regimi totalitaristici, fino agli studi preparatori alla realizzazione delle varie porte che l’artista realizzò nel corso degli anni per alcune delle più importanti cattedrali europee.
Ma il clou dell’esposizione è rappresentato dalle sculture: la serie dei Cardinali, ieratici studi sulla geometria piramidale, prima ancora che racconto di gerarchie religiose; gli Amanti, divenuti infine tridimensionali; e inoltre le tante teste e busti di donna, culminanti nella gigantesca Testa di Medusa che troneggia quasi a fine percorso.
A corollario dell’esposizione è inserita anche una raccolta di immagini fotografiche realizzate da Aurelio Amendola, che ritraggono l’artista al lavoro a Campo del Fico, ad Ardea.
Realizzata dal Comune di Brindisi in collaborazione con la Fondazione Manzù, a cura della figlia dell’artista, Giulia, la mostra riporta la programmazione culturale del Comune di Brindisi nel giusto binario del percorso espositivo intrapreso fin dall’inaugurazione, percorso leggermente incrinatosi con la penultima proposta (la Gioconda e variazioni sul tema) non esattamente all’altezza delle precedenti.
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ilaria oliva
mostra visitata il 17 marzo 2011
Manzù: l’artista. Giacomo Manzù: 1908-1991.
Palazzo Nervegna, via Duomo 12-16, Brindisi
Orario: dal martedì alla domenica ore 9,30-13,00 | 16,30-20,30 | lunedì chiuso
Ingresso gratuito | visite guidate su prenotazione | catalogo in mostra
infopoint: tel. 0831.229 647-643-696 | mob.: 348.8809607 | sediculturali@comune.brindisi.it
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