Bruno Munari (Milano, 1907-1998) è stato uno dei massimi protagonisti dell’arte grafica e del design italiano nel XX secolo: ha effettuato una ricerca poliedrica nel campo dell’espressione visiva e alfabetica, avendo sempre come riferimento il tema del gioco e dell’infanzia (ha infatti iniziato a scrivere libri per il figlio Alberto).
Insieme a
Lucio Fontana, domina la scena milanese del boom economico. Non indifferente agli stimoli intellettuali del tempo, aderisce al movimento futurista inventando le
Macchine aeree (1930) e le
Macchine inutili (1933). Verso la fine degli anni ’40 fonda il MAC – Movimento Arte Concreta, prospettando una possibilità di convergenza fra arte e tecnologia. Nel 1958 realizza le
Forchette parlanti e le
Sculture da viaggio. Segue poi, negli anni ’60, un vivo interesse per la cultura giapponese, soprattutto per l’asimmetria, il design e il packaging. Nel 1977 crea, presso la Pinacoteca di Brera, il primo laboratorio per bambini in un museo.
Numerosi i riconoscimenti alla carriera, dal Compasso d’oro alle lauree ad honorem. Oltre duecento le mostre personali e quattrocento le collettive; moltissime le tecniche, i metodi e le forme adoperate.
È l’esperienza di grafico che lo porta a delineare alcune delle sue principali linee guida: arte cinetica, arte concreta, luce, natura e caso, gioco e oggetti immaginari. Dai libri illeggibili all’arte fai da te, dalla didattica alla scrittura, Munari non ha mai avuto limiti nella sua creatività. Egli stesso affermò: “
Un giorno sono andato in una fabbrica di calze per vedere se mi potevano fare una lampada. Noi non facciamo lampade, signore – vedrete che le farete. E così fu”. Oggetti d’arredamento ma anche allestimenti di vetrine, abbinamenti cromatici per le vernici delle automobili, elementi espositivi e tessuti. Una produzione editoriale che si estende per circa settant’anni, spaziando dai saggi agli opuscoli pubblicitari. Tutti però accomunati da un forte impulso sperimentale.
La mostra urbinate dedicata all’artista ben si lega alla tradizione grafica e tipografica della città. Una rassegna interessante, adatta a tutte le età, basti voler guardare e imparare. L’esperimento, non a caso, prende avvio da una serie di bozzetti originali per il libro-gioco per bambini
ABC, pubblicato nel 1960. In esposizione i numerosi disegni preparatori per i loghi e le copertine del volume, oltre a una serie di cifre disegnate per un libro rimasto inedito dal titolo
Numerary, di cui restano quaranta disegni.
Tra le opere di maggior rilievo, sicuramente vanno segnalate le prime edizioni di libri-oggetto come
Le forchette e
Guardami negli occhi. E la serie di lettere che compongono l’alfabeto realizzate per il tipografo Lucini. Complessivamente cento opere, tra disegni e volumi, per documentare il vissuto e l’inesauribile genio creativo di un artista/autore senza tempo.