La mostra allestita nell’asettico spazio del Centro Arti Visive Trebisonda è la cristallizzazione in un segno concreto della “
globalizzazione della paura” di Zygmunt Bauman; le proposte degli artisti sono un gesto col quale svelare, talvolta anche in modo spregiudicato, l’inganno che sotteso a ogni inquietudine moderna.
La rassegna si apre con l’istallazione di un confessionale usa e getta di
David Starr: l’espiazione e il pentimento sono tutti rivolti a una religione venduta a buon mercato sugli scaffali del negozio cinese sotto casa.
_Cane porta invece in scena la fragilità e l’inadeguatezza del corpo umano in
Reversibile, tre corpi che si generano autonomamente. Ma il sogno di un’armonica rappresentazione del
perpetuum mobile è violentemente negata dalla deformazione grottesca della materia umana. La religione torna con
Laurina Paperina, che con
Great Pope propone una graffiante animazione in cui un Benedetto XVI, grazie a poteri soprannaturali, si trasforma in un terribile Mazinga, pronto a scagliare senza possibilità di replica fulmini e saette su improbabili peccatori.
Giovanni Gaggia sovrappone le immagini delle mummie della Chiesa dei Morti di Urbania a coloratissimi personaggi disneyani. In
Il Burattinaio, Pinocchio è ancora senza la parola, non ha la bocca, il suo sguardo è fermo e allucinato e la mano che lo sostiene è senza vita. La condizione di Pinocchio è l’immagine della costrizione e del limite, ed ecco che l’inganno è svelato, paradossalmente, da uno dei più riconoscibili e innocui personaggi dell’immaginario collettivo.
Ugo Coppari propone una video-istallazione nella quale l’immagine è congelata sui primi piani speculari di un uomo e di una donna: nessuno dei due, però, può parlare, e anche al visitatore è negata la possibilità di interagire. L’incomunicabilità diventa tanto più assurda e incomprensibile quando fisicamente le distanze semplicemente non esistono.
Leeza Hooper propone opere di piccolo formato, realizzate in acrilico su tela.
L’uomo con gli occhi di luce che cercava in mezzo alla disgrazia è un personaggio che ricorda i clienti di
Un ottico di Fabrizio De Andrè, “
clienti che non sanno che farne di occhi normali” e un ottico “
non più ottico ma spacciatore di lenti perché le pupille abituate a copiare inventino i mondi sui quali guardare”.
Infine,
Elena Rapa propone una scelta di serigrafie presentate in occasione di
Allarmi 2008. Rispondono a un linguaggio fiabesco, e la fiaba diventa il mezzo col quale interrogare il futuro. Non è dunque un caso che
Rosabella scruti con perplessità la sua sfera di cristallo.
La mostra curata dal
P-gruppe è una proposta eterogenea e intelligente, che obbliga alla riflessione e presenta un gruppo di giovani artisti, soprattutto italiani, che vanno senz’altro tenuti d’occhio.
Visualizza commenti
Cara imbecille che hai scritto l'articolo , come mai hai recensito tutti i partecipanti in questa mostra tranne il LABORATORIO SACCARDI ...?
eppure hanno partecipato alla mostra , avete recensito tutti tranne loro ....ma che serietà è questa ?
siete un giornale inutile , rispecchiate perfettamente l'italia ..venduti
ahahahahahahahahahah in italia...