“Il portale eterico non si mostra, appare”. Così si legge nella Piccola Antologia Fantastica del Portale Eterico, curioso saggio in catalogo. Un termine, “eterico”, che non è certamente nuovo, si ritrova anzi spesso nella terminologia della letteratura occultistica dell’Ottocento e del Novecento, inteso come una forza vitale, sottile, percepibile attraverso rilevazioni fisiche. Lo stesso Rudolf Steiner ha spesso utilizzato questa espressione attribuendole precisi riferimenti a realtà spirituali.
Per Matteo Bergamasco (Milano, 1982) il portale eterico diventa strumento -o pretesto- per un viaggio del tutto personale, che ha i colori dell’iride e segna il passaggio ad altre dimensioni dell’essere, ad altri stati di coscienza. Il transito avviene attraverso le fasi di un’esposizione decisamente curiosa. A partire dall’invito, che lascia perplessi. E successivamente dall’installazione, che disorienta, presentando due percorsi visivi completamente diversi nei due spazi della galleria. Da una parte, gli interni, cifra pittorica riconoscibile dell’artista. Dall’altra mondi surreali e bizzarri, esoterici, in un delirio eccessivo di colore. Non è facile entrare appieno in tale ordine di cose, davanti a portali magici giganti costruiti sfruttando gli archi della galleria, che permettono di accedere a diverse sequenze dimensionali ed enormi quadri coloratissimi e puntinati, quando ci si aspetta di trovare quegli interni decadenti di pittura sporca visti in precedenza. Ma non è difficile lasciarsi suggestionare da un progetto così strutturato e stratificato, un percorso in realtà fluido che assorbe la visione con la costruzione di universi tridimensionali che pullulano di strane presenze e di numerosi piccoli portali-chiave per accedervi (Mondo con castello bianco, Mondo con macchine dei colori, Mondo con case delle anime).
E poi flaconi magici che contengono simboli, laboratori e fabbriche di aminoacidi piene di provette e marchingegni (La fabbrica degli aminoacidi, Il colore imprigionato); spostamenti spazio temporali che corrispondono a mutazioni dello stato di coscienza.
Il messaggio arriva quando si ricongiungono i pezzi. E mostra una volontà di ricerca e una sperimentazione piuttosto matura, tenendo conto della giovane età del pittore. Una presa di coscienza ulteriore, una sensibilità che va oltre l’apparenza esplicitando non tanto una fuga dalla realtà, quanto, come l’artista stesso afferma, “una fuga verso la Realtà”. È perciò plausibile interpretare questa mostra-viaggio come una sorta di cammino d’iniziazione, necessario all’artista per proseguire la sua ricerca. Che non rinnega certamente il passato pur tuffandosi arditamente nel colore con una simbologia difficile.
Anche le dimensioni delle opere in mostra non lasciano indifferenti. Quadri enormi, grandi come le pareti. Progetti appesi, che ne canalizzano i contenuti. Un puntinismo, nella stesura pittorica, che contiene anche un significato alchemico, energetico. È la visione della realtà che muta e diviene inframmezzata determinando un innalzamento del livello energetico che comporta una scomposizione quasi atomica, nel momento in cui si entra in un altro mondo. Interessante anche il catalogo, interamente progettato dall’artista come compendio al lavoro pittorico, una sorta di libro–guida che lascia intendere il fascino della ricerca in atto.
francesca baboni
mostra visitata il 6 maggio 2006
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quadri grandi per salotti grandi!dove c'è bonelli c'è casa.
http://www.ilportaleeterico.com
il sito fa schifo ! e la mostra non ha nulla di insolito!
Tutto questo tempo il vincitore del premio arte dove è stato? Spero non tutto il tempo a pensare a questi splendidi quadrucci......comunque bravissimo il gallerista che sa avere pazienza e ottimo occhio
occhio di polipo.
gia' sì ottimo occhio :-0
Grande mostra. Toppo facile criticare per partito preso ed attaccarsi a cose inutili come la dimensione dei quadri... l'arte crea di volta in volta la propria dimensione, LE PROPRIE DIMENSIONI. Sono semmai i borghsucci a voler a tutti costi portarsi a casa il loro bravo souvenir da attacare tra il divano e la stufa. Bergamasco è stato bravo, anche a prendersi il suo tempo. Pittura di così alta qualità ed insieme grande novità non si vedeva da un pezzo. Guardare e imparare
FANTASIA A SECCHIATE..NAIF