La tecnica dell’assemblage è ormai pratica conosciuta e usata nel mondo della creazione artistica, ma quando a essere accostati sono oggetti e video questa acquisisce significati inediti e ci chiama a nuove interpretazioni.
Neil Beloufa (Parigi 1985), artista algerino, nell’installazione site – specific, in mostra alla galleria
ZERO…, mette in relazione sculture e immagini, cose che agiscono sotto i nostri occhi. Lo spettatore è invitato a entrare nello spazio intimo dell’opera, da suoni, voci e da un racconto di sottofondo che conduce in questa grande costruzione, all’interno della quale nella luce soffusa, si alternano altre piccole costruzioni, sculture composte da forme geometriche in parti colorate in parte lasciate a puro materiale grezzo. Il tutto sembra quasi un
non finito in perfetta linea con lo spazio della galleria, un labirinto di materiali che non sono semplici costruzioni, gli oggetti scelti non sono definiti, materia grezza che l’artista seleziona e accosta nei suoi assemblage. Qui la mostra ruota intorno a
Sayre and Marcus (2010), una video installazione che si alterna alle sculture creandone un percorso. Il video mostra un gruppo di dodici americani in cerchio impegnati a individuare chi è il colpevole tra di loro. Le proiezioni ritmate da sculture suggeriscono modi alternativi di trattare il reale, in qualche modo l’artista agisce contro concetti come “il mentire”, offrendoci uno sguardo dietro le quinte su ogni dettaglio, per cui ogni trucco diventa visibile, l’illusione svanisce e allo stesso tempo lo spettatore è invitato a sospendere l’incredulità approfondendo i meccanismi che trasformano un oggetto in opera d’arte, in cui la dialettica della finzione del documentario rappresenta un modo alternativo di impegnarsi con il reale. Come afferma l’artista,
“i miei video e gli oggetti sono regolati allo stesso modo partendo dal presupposto che la fiction è un documentario e che la scultura è un oggetto funzionale. In entrambi lo spettatore deve sospendere il proprio per mettersi in rapporto con un oggetto”. Altro fiocco del vocabolario dell’artista è il colore degli schermi verdi, per incarnare il concetto di sospensione, incredulità che trasformano l’installazione in raffigurazioni frammentate, studi di registrazione, suggerendo che altri elementi possono dopo, essere sovrapposti su di loro. Uno sviluppo senza fine di lavori ancora in corso.