“Glocale”, nuovo termine ormai del tutto consolidato nel linguaggio comune (nonostante la sua infelicità fonica), risuona in tutta la sua ambiguità designando un contemporaneo modo di intendere l’identità, personale o collettiva, della nuova concezione di territorialità globale. Le realtà locali si dissipano inseguendo la loro immagine speculare aperta sul mondo, perdendo le proprie radici nel tentativo di valorizzarle per renderle accessibili a tutti coloro se ne vogliano appropriare. Così il mondo tende a riunirsi tutto sotto un unico tetto, seminando qua e là, inevitabilmente, le sue vittime. Il progetto del Glocale apre nuovi scenari, identità sempre diverse e flessibili che stuzzicano l’immaginario, incentivano l’eclettismo e configurano sempre più la figura del “cittadino del mondo”.
La mostra Glocal Bodies alla PrimoPiano Living Gallery offre uno spunto alla riflessione presentando quattro possibili sottogruppi identitari in cui sono suddivise le opere dei ventuno artisti invitati, provenienti come sempre da ogni parte del globo: Condizione di appartenenza, Territorialità, Condizione Glocale, Identità Ibride. Nel primo gruppo Mattia Casagrande (Jesolo, vive a Vienna) presenta due video: Acqua, in cui mette in scena il tempo dell’eternità, riempiendo mezzo bicchiere d’acqua sotto il getto continuo di un rubinetto; e Nove Mesi. Lo sguardo rivolto al passato, la valorizzazione della memoria collettiva riattivata attraverso i reperti archeologici è, secondo Andrea De Pascale (Genova, 1978), la condizione necessaria e sufficiente per l’identificazione dell’appartenenza culturale: If denied the past, you will lose the identity è, infatti, il titolo del suo lavoro.
Per Territorialità l’artista argentino Nicolas Spinosa (1974) ha voluto intendere soprattutto la fisicità del legame tra il corpo e la materia presentando Estuvo, un dipinto ottenuto imprimendo la propria sagoma direttamente sul colore. Le doppie esposizioni di Stefan Havadi-Nagy (Romania 1954) palesano l’identità del territorio nella continuità tra presente e passato. Presente e Passato che ritornano anche in Condizione Glocale con l’opera di Gonul Nuhoglu (Istanbul, 1961) realizzata all’interno di scatole di plexiglas in cui l’uso combinato del segno pittorico con l’assemblage di parti di computer e codici a barre, lascia emergere figure umane dal gusto retrò. La contraddizione insita nel concetto di glocale risalta nelle tele dal forte impatto emotivo, come One Way 1, in cui un bambino imbraccia un fucile, di Stelio Diamantopoulos (Basilea, 1967).
Infine il video della svizzera Anina Schenker (1971), aus der luft gegrifen/campato in aria, in cui forze invisibili sembrano tirare e deformare la pelle dl viso di una donna, sottolinea l’ambigua ineffabilità dell’identità ibrida frutto delle possibili contaminazioni culturali favorite dai nuovi strumenti tecnologici.
francesca de filippi
mostra visitata il 3 giugno 2007
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