fino al 14.VII.2012 | Come una bestia feroce | Canneto sull’Oglio (Mn), Bonelli Lab

Il titolo Come una bestia feroce non è solo un omaggio all’omonimo romanzo di Edwar Bunker ma, vuole anche tracciare un parallelo tra la forza cruenta e descrittiva delle immagini create dallo scrittore statunitense con quella forza dirompente e primigenia che è la pittura stessa. Questo medium artistico è il vero protagonista della mostra dove quattro curatori selezionano sedici artisti che indagano, e mettono a confronto, i diversi volti e la diversa forza di questa feroce bestia: la pittura. Niente può essere più forte, immediato e cruento della realtà stessa. La pittura realistica può sembrare facile perché immediata, quello che si vede è ciò che è, ma senza lasciarsi ingannare dall’occhio è interessante vedere ciò che non era visibile nella realtà ma che l’artista rende tale. Così le scene cruente e storicamente veritiere di Aleksander Veliscek (Slovenia, 1982) trovano la loro “veridicità” attraverso pennellate grezze di colori che trasmettono odio, dolore e soprattutto lasciano trasparire quella pochezza umana che da sempre accompagna la storia dell’umanità. Ma anche i quadri di un artista, volendo meno tradizionale, come Giuseppe Gonella (Gotta di Livenza, 1984), che tramite un uso inconsueto del mezzo pittorico – nonostante sia frutto di sovrapposizioni pare invece come sottrazione di materia stessa – rimandano a riflessioni che trovano la loro esatta descrizione nella frase La realtà  è qui (che è anche il titolo di questa sezione curata da Daniele Capra).

La visione del curatore Andrea Bruciati, invece, pone l’accento sul rapporto tra la pittura e la sua forza primitiva, simbolica e suggestiva, le cui immagini sono il risultato di «un incontro di amorosi sensi dove è l’anima psichica del soggetto a riemergere, frutto stimolato da una necessità primaria, dettata da un desiderio insopprimibile». Così I frutti puri impazziscono, titolo di questa sezione, rimanda alla memoria suggestioni lontane, profonde, e trova un riscontro visuale in tele cariche di gestualità che non si ferma nella mera rappresentazione ma porta dentro di sé una forza primordiale che scandisce, tra le altre, le nature di Francesco Grandi (Palermo, 1968) e le opere dell’artista della Transavanguardia Francesco Clemente (Napoli, 1952 ).

Nulla è ciò che sembra, nessuna classificazione, o declassificazione, è tanto reale quanto la coscienza del proprio sguardo. Questo l’intento del curatore Alberto Zanchetta il quale, intitolando la propria sezione Ars simia Naturae? Bestiario allegorico: scimmie e onicocefali, gioca con le figure allegoriche della pittura. La storia dell’arte ci insegna come le figure animalesce di scimmie ed oniocefali siano state talvolta usate come mezzo derisorio per chi fa della pittura, gli artisti, e per chi della pittura ne parla, i critici; ma che questo sia stato autoironia o puro pregiudizio, anche declassante talvolta, diventa qui gioco di inganni e di pure soggettive opinioni. Così le ormai obsolete figure allegoriche, quali la scimmia e l’oniocefalo, lasciano spazio ad un nuovo immaginario come, tra gli altri, quello dell’artista Fulvio Di Piazza (Siracusa, 1969), dove da polvere e vapori sulfurei si genera il bestiario contemporaneo.

Route tournante en sous bois, di Federico Mazzonelli, esce da ogni limite spaziale, la pittura qui non è espressione sulla tela ma, è continua ed infinita potenzialità che, suo malgrado, si trova “racchiusa” in questo buffo limite/spazio. Il quadro infatti è solo un “quadrato” che delimita, anche per un’ovvia comodità, qualcosa che di per sé non avrebbe confine. Così le opere di Caterina Silva (Roma, 1983), Manfredi Beninati (Palermo, 1970), Dacia Manto (Milano, 1973), Gioacchino Pontrelli (Salerno, 1966), sia pur partendo da diverse ricerche, hanno in comune un carattere eccessivo semeiotico di una volontà di andare oltre i limiti, di voler continuamente dilagare rispetto ai contesti di partenza. Una route tornante, appunto, che genera suggestioni visive senza fine.