altera ad ostentare la sua forza, le capacità tecniche del fotografo,
per immortalare una espressione che rimanda ad un ruolo sociale, per
fissare la bellezza di una signora dell’alta società, quella di una,
vestita invece, con gli abiti che lo stesso fotografo, mette a
disposizione. La fotografia, diviene anche testimonianza di guerre, di
atroci realtà. Scheletri degli ebrei nei campi di concentramento,
figure di uomini come ombra di se stessi, salvati dopo l’arrivo degli
alleati, montagne di occhiali, a ricordare coloro che hanno guardato il
volto, l’ orrore della ferocia umana, attraverso quelle stesse lenti.
E, il racconto, è ancora in bianco e nero, come sono in bianco e nero
le foto della tragedia del Vajont, quando un paese intero scompare,
insieme a migliaia di vite umane. Ma, c’è anche la bellezza della
natura di paesaggi lontani, che diventano l’occasione di viaggio, per
chi non può partire e i momenti di festa, da rivivere insieme. Nel
tempo, la fotografia scopre altre potenzialità, poco a poco è in grado
di raccontare non solo il dato, ma qualcosa suggerito
dall’immaginazione. L’approdo all’arte, tuttavia, non è così immediato.
Perché la fotografia possa essere considerata arte, occorre che dietro
ci sia un pensiero, occorre scrivere con la luce andando oltre il
visibile. In questo, è maestro Franco Donaggio,(Chioggia, 1958, vive e
lavora a Milano) creatore e fondatore dello Spazio Rem. Un artista
puro, che aveva raccontato luoghi della mente, un mondo onirico, in
Prima del giorno, dove piccolissimi uomini solitari, attraversano una
piazza immaginaria o stanno in bilico sulla precarietà della… vita.
Donaggio, nell’occasione inaugurale dell’open space, presenta Urbis,
una visione delle metropoli che ha Milano come simbolo, elaborata su
motivi ispiratori che rimandano al Futurismo, al Costruttivismo.
Fra
le immagini, dove fa ingresso il colore, una in bianco e nero, fa
pensare alla famosa Casa danzante di Praga, ma qui il tono surreale
crea un edificio sinuoso che si biforca a tenaglia con grandi finestre
e ricompaiono uomini piccolissimi, alcuni seduti, altri a percorrono il
perimetro in salita. Una scala fa da ponte fra le due parti
dell’edificio, una seconda, sembra voler andare, dove, chissà. Grandi
impalcature, come piattaforme per raggiungere gli spazi, uomini come
ombre, semafori come orologi che scandiscono il tempo, oppure, la città
sembra un luna park. C’è un improbabile edificio, cullato da una
squillante cromia rossa, dove un uomo, piccolissimo, a braccia
conserte, sta pensando, forse, al futuro delle città. Quasi un presagio
della tragedia giapponese, incertezza del domani di tutti? Di certo, se
qualcuno avesse ancora un dubbio sulla fotografia come arte, pensi
alle rielaborazioni di Irene Kung, al mondo fantastico di Maggie
Taylor, alle installazioni di Sandy Skoglund. Alle città immaginarie
di Franco Donaggio.
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Franco Donaggio Milano, Galleria Wabi
cecilia ci
mostra visitata il 23 Marzo 2011
Dal 24 Marzo al 15 Aprile 2011
Franco Donaggio
Urbis
Spazio Rem Milano
Orari: da martedì a sabato ore 15,00 – 18,30
domenica e lunedì chiuso
Via Pola,6
Tel./fax +39 02603628
20124 Milano – Italy
info@spaziorem.it
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