Nel nero del percorso espositivo, con la sola luce delle teche che illumina i passi, si scorgono da lontano le due statuette. Piano piano, ci si avvicina, quasi con reverenza. Chi è il giovinetto dell’Ombra della Sera (III secolo a.C ?). Cosa rappresentava esattamente e quale significato nasconde ai nostri giorni? Perché quella linea allungata e semplificata lo trasforma in “scettro” della storia dell’arte?
Il suo nome viene romanticamente attribuito a Gabriele D’Annunzio, che avrebbe associato la scultura alla forma proiettata sul terreno dal sole che tramonta. In realtà, questo racconto sembra essere una delle tante leggende che circondano il bronzetto.
Alberto Giacometti (Borgonovo, 1901-Coira, 1966) avrà visto l’Ombra della Sera? Avrà avuto l’opportunità di studiarla per attingerne ispirazione?
Sono questioni irrisolte, su cui gli studiosi si confrontano. Non esiste certezza che lo scultore svizzero abbia visionato dal vero il reperto etrusco, ma molto probabilmente doveva conoscerlo, data la notorietà dell’oggetto artistico.Ancora più dibattuto il legame tra le due opere.
Il catalogo, edito da Electa, con testi di Michele Tavola, Chiara Gatti, Alessandro Furiesi, Véronique Wiesinger è uno strumento prezioso per cercare le risposte a questi interrogativi. La più scettica è la direttrice della Fondation Alberto et Annette Giacometti di Parigi, Véronique Wiesinger: “l’Ombra della Sera “perseguita” Giacometti e l’associazione tra le due sculture si basa su “immagini scorse troppo velocemente”.
L’Ombra della Sera è sviluppata in verticale, a tutto tondo, simile ai modelli ellenistici, con la testa, i piedi e gli organi genitali ben definiti. Come scrive Alessandro Furiesi, non aveva sostegno e nessun segno che possa in qualche modo far pensare a un basamento, si presume quindi che fosse un’offerta votiva. Le fattezze, vagamente mostruose, fanno pensare a un demone – “un lemure o un lare”- o a un malato affetto da gigantismo o deformità. Oppure ancora al dio Tagete, “il bambino saggio come un vecchio che emerse dalla terra a Tarquinia per insegnare ai sacerdoti le regole della divinazione etrusca”. La scultura è leggermente curvata a sinistra, come scelta precisa, per conferire una parvenza di movimento.
Anche l’opera Femme debout (c.a.1952) dal busto breve e le gambe lunghissime è sviluppata in verticale, per suggerire quel senso di leggerezza della figura che cammina, come spiega Giacometti stesso in uno dei suoi innumerevoli scritti. Tutto il corpo e il viso sono un fremito di materia inquieta, indefinita, angosciosa, assolutamente vicina alla sensibilità contemporanea. I piedi? Enormi, “larghi come delle radici”, stabile base di quel corpo che pare consumarsi nell’aria.
In mostra anche i disegni che segnano la scoperta da parte dello scultore svizzero della trasformazione del corpo femminile in afflato ascensionale (Nu debout, 1949-1962) e dei passanti parigini in effimeri fantasmi della città (Paris Sans Fin, 1969).
vera agosti
mostra visitata il 2 aprile 2011
dal 5 marzo al 15 maggio 2011
Alberto Giacometti e l’Ombra della Sera
Dialogo tra due capolavori .Dall’arte etrusca al Novecento
VILLA MANZONI – EX SCUDERIE
Via Don Luigi Guanella 1 (23900)Lecco
+39 0341481249 , +39 0341369251 (fax), +39 0341481247
patrocini: della Regione Lombardia-Cultura e della Provincia di Lecco
curatori: Chiara Gatti
orario: da martedì a venerdì 9.30-17.30 – sabato e domenica 9.30-18.30
chiusura tutti i lunedì, Pasqua e 1 maggio – apertura lunedì 25 aprile 9.30-17.30
(possono variare, verificare sempre via telefono)
Ingresso libero
vernissage: 4 marzo 2011. ore 18 su invito
In collaborazione con la Fondation Alberto et Annette Giacometti di Parigi e il Museo Etrusco Guarnacci di Volterra
[exibart]
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