«Se la carta occidentale sembra respingere la luce, quella cinese, o giapponese, la beve lentamente, e la sua morbida superficie è simile al manto della prima neve» scriveva Junichiro Tanizaki in Libro d’ombra, evidenziando con l’ennesimo esempio l’abisso esistente tra la concezione orientale e quella occidentale della luce.
Il Giappone è da sempre un paese molto legato alla carta – Washi è la carta giapponese, ricavata dal gelso tramite una tecnica di fabbricazione a mano, antica e tramandata di maestro in maestro, e dal 2014 è stata inserita dall’UNESCO tra i Patrimoni immateriali dell’umanità – tanto da essere soprannominato anche Kami no Kumi, il paese della carta (che per uno strano gioco di omofonia significa anche il paese degli Dei). La carta è utilizzata per stampare le ukiyo-e, per praticare lo shodō, l’arte della calligrafia, per fare gli origami, e perfino per fare gli shōji, i pannelli scorrevoli usati nelle abitazioni proprio per modulare i toni della luce.
Nobushige Akiyama – Il paese della carta (veduta installazione)
Grande conoscitore dell’arte della carta, Nobushige Akiyama strappa questo materiale ad ogni funzione pratica, e lo trascina nel dominio della scultura. Le sue sculture – che attraversano, in un ipotetico dialogo tra carta giapponese e carta italiana, i suggestivi ambienti del Museo della Carta di Toscolano Maderno sul Lago di Garda – trasmutano in forma l’anima della carta, ovvero le sue caratteristiche fisiche più intime e essenziali. E così la consistenza evanescente, morbida, impura della carta kozo viene esaltata in una sorta di lenzuolo che incombe sui rulli della macchina continua – l’antico macchinario per fabbricare la carta – apparendo quasi vivo, come uno strato gigante di epidermide; mentre le caratteristiche delle fibre sono utilizzate dall’artista per creare una superficie irsuta e ruvida nei volti in altorilievo di Cinque sensi, fissati su tessuto colorato di indaco secondo la tecnica giapponese del siborizome.
Le forme scaturite dall’immaginazione dell’artista, ma sempre seguendo la natura della carta, sono spesso invenzioni biomorfe, che appaiono scaturite dalle tavole di Ernst Haeckel, oppure ricordano campioni organici sospesi nella resina, o anche semplici residui raccolti sulla riva del mare.
Infine la carta come veicolo di luce diventa la materia principale del gruppo di sculture luminose Hikari – luce, appunto – e scivolando fuori dalla pietra e dalla resina, o restandone imprigionata, si impregna di luce, la beve – per dirla con Tanizaki – fino al punto di trasfigurarsi in luce essa stessa.
Mario Finazzi
Dal 10 giugno al 15 ottobre 2017
Nobushige Akiyama – Il paese della carta
Museo della carta,Toscolano Maderno
Orari: tutti i giorni dalle 10:00 alle 18:00
Info: www.valledellecartiere.it