Buddismo tibetano e pittura contemporanea italiana. Come si riesca a far quagliare un abbinamento così poco scontato l’abbiamo chiesto ad Andrea Chiesi (Modena, 1966), in occasione della sua nuova personale da Guidi & Schoen. Precisamente l’interesse è sul concetto di “impermanenza”, sviluppato dalla religione orientale e secondo cui “ogni aggregato è destinato a dissolversi”, che l’artista spiega come una sorta di parabola sociale-esistenziale dei capannoni ritratti olio su tela, «luoghi dell’industrializzazione destinati alla decadenza». In odore d’autodistruzione, appunto.
In pratica una struttura nasce, funziona, si decompone; in un momento indeterminato di questo suo sfacelo interviene Chiesi, fermando il tempo naturale e fornendo quello che definisce «tempo sospeso», determinato da una fredda riduzione tonale (blu-grigia) che congela ogni rappresentazione in un meta-realismo tendente al fumettistico. Religiosamente tecnico, la sua pittura è caratterizzata da affermazioni come «parto sempre dal disegno a matita» e «sono lento, ci metto circa un mese per creare un’opera» (che considerando le dimensioni piuttosto medio-piccole dei lavori non è certo poco); di conseguenza la precisione è il suo forte, il modus operandi è scenografico quanto basta per farsi apprezzare all’unanimità. Conseguenza bis è che un’opera di Chiesi fa il suo effetto, carica di dettagli minuziosi che la rendono interessante da qualsiasi prospettiva.
Fioccano i complimenti vivissimi degli astanti, gli elogi alla bravura, i “ma che bei dipinti”. E nell’euforia generale da vernissage resta poco margine per scontrarsi col vuoto narrativo (in contesti iper-descrittivi) che l’artista si è creato intorno, come con la stratificazione ideologica dell’abbandono, un crescendo che va dalle strutture industriali in disuso alla trafficata strada cittadina in cui paradossalmente non c’è espressa traccia umana. Quando anche le automobili sembrano automi. «Sono partito da luoghi abbandonati» dice Chiesi, «poi ho deciso di andare oltre», convinto quanto noi che i primi siano tutto sommato delle “prede facili”; più complesso e intrigante è incitare un abbandono coatto degli spazi cittadini, giustificato dall’artista con la determinata scelta di «non contenere narrazione». I suoi lavori non sono cartoline, perciò nemmeno costituiscono un percorso a tappe nella posa in opera di questa personale, tra opere più e meno recenti, dove gli spazi cittadini (indipendentemente appartenenti a Pechino, Brooklyn, Roma o Berlino) sono appunti per luoghi vissuti, ma pure ipotecati. Ambientazioni salvate al sottovuoto solo dai vessilli sventolanti, sovrastate da cieli che non promettono nulla di buono. Dove le insegne hanno finito di abbagliare e le luci della Wonder Weel non coinvolgono più nessuno. Effettivamente nel mondo visto da Chiesi di “wonder” non è rimasto niente.
Andrea Rossetti
mostra visitata l’11 marzo
Dall’11 marzo al 16 aprile 2016
Andrea Chiesi, Karman
Guidi & Schoen
Vico Casana 31r – 16123 Genova
Orario: lunedì ore 16 – 19.30; da martedì a sabato ore 10 – 12.30 / 16 – 19.30