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14
maggio 2015
Fino al 16.V.2015 Alessandro Bulgini. Taranto Operaviva Palazzo Pantaleo, Taranto
altrecittà
“Ho intenzione di relazionarmi fortemente con l’ambiente ed i suoi abitanti, tramite lo scambio per osmosi culturali andrò a produrre suggestioni su luoghi e cose”. Ed ancora: “Torno a Taranto dopo trent’anni, più o meno, dopo averla lasciata per motivi familiari poco gradevoli, non essendo in grado di tornarvi prima”. Sono parole di Alessandro Bulgini, pubblicate – anzi, postate – sulla sua pagina facebook oltre un mese fa. Stava per iniziare Taranto Operaviva, un suo complesso progetto di arte relazionale che si è svolto dal 18 marzo al 18 aprile in città vecchia, luogo di confine per via delle sue contraddizioni che si snodano in vicoli sconcertanti. Grandi palazzi, echi di un passato ormai remoto, convivono con i ritmi e i rumori della vita popolare. E risiede proprio in questo la grande bellezza di Taranto vecchia, che però al contempo è un’emergenza in termini di tutela dei beni culturali.
Bulgini conosce queste contraddizioni e le ha volute approfondire attraverso una forma d’arte primigenia, il dialogo. Per trenta giorni ha vissuto il tessuto sociale e quindi relazionale del borgo antico, ha trascorso le sue ore gomito a gomito con grandi e piccoli, ha proposto installazioni, performance, momenti di serrato confronto. D’altronde non passava inosservato, ogni giorno ha indossato una vera e propria divisa d’ordinanza: felpa, t-shirt e pantaloni rigorosamente rossi, con il marchio di Taranto Operaviva. Vestiva questi abiti anche quando su una barcarola ha tentato di spostare l’isola – è chiamato così l’antico quartiere cittadino –, in un intervento ironicamente esasperato. In altri momenti ha preferito tracciare segni bianchi sull’asfalto, creando dei tessuti visivi dal forte accento grafico. Il dialogo è stato a più voci e chiaramente ha coinvolto anche Gianmichele Arrivo, gallerista di Co.61, che ha sostenuto l’intero progetto, i curatori Christian Caliandro e Alessandro Facente.
Le tracce di questo intenso mese sono in mostra a Palazzo Pantaleo, palazzotto settecentesco fronte mare. Una “non-mostra”, come l’ha definita Caliandro nel suo diario critico. Infatti è un qualcosa di estremamente intenso e dinamico: un reportage fotografico di Cosimo Calabrese dedicato ai singoli step della residenza in città vecchia, un secchio pieno zeppo di cozze vuote con il guscio dipinto, finanche un vecchio motorino, utilizzato da uno dei collaboratori di Taranto Operaviva tra marzo e aprile. “Obiettivo dichiarato: valorizzare l’identità della città e dei suoi abitanti, trasformando con il contributo di tutti, e proprio per il contributo di tutti, Taranto in un luogo di sperimentazione artistica, di festa, di accoglienza e socialità”, sostengono i due curatori. E difatti da più parti si sente questa necessità. Taranto in tempi recenti per quel che riguarda l’arte contemporanea è stata location di progettualità estemporanee e mostre discutibili. C’è bisogno di una rinascita e in tal senso un altro merito del progetto Taranto Operaviva è stata proprio l’assenza di un qualsiasi riferimento all’Ilva e ai fatti recenti che hanno spinto la città agli onori – e agli oneri – della cronaca. Non a caso, Caliandro e Facente – e chiaramente Bulgini – sono convinti che “Tutto questo [è accaduto] nella convinzione che le città sono prima di tutto esistenze, relazioni umane – non infrastrutture materiali: se la nostra attenzione si focalizza sull’ecosistema (costituito da paesaggio architettonico, paesaggio naturale e paesaggio umano), sulla temperatura e sulla qualità di questo ecosistema, ecco che le sue funzioni – e le disfunzioni – ci saltano all’occhio più chiaramente”.
Lorenzo Madaro
mostra visitata il 29 aprile
Dal 18 aprile al 16 maggio 2015
Alessandro Bulgini, Taranto Operaviva
Taranto, Palazzo Pantaleo
Info: 348.38.36.870