Categorie: altrecittà

fino al 16.VII.2006 | Da Monet a Boltanski | Traversetolo (pr), Fondazione Magnani

di - 10 Maggio 2006

La Fondazione Magnani Rocca si muove ancora una volta su alti livelli. Dopo la raffinata mostra su Jean Cocteau, scelta sicuramente elitaria, ospita ora una selezione della collezione di una delle più grandi raccolte di Francia, il Musée d’Art Moderne di Saint Etienne, appositamente scelta dal suo direttore, Lorand Hegyi, con la consulenza di Renato Barilli, per accompagnare il percorso espositivo delle opere permanenti, raccolte e selezionate in vita dal proprietario e collezionista Luigi Magnani.
Un evento che suggella una sorta di patto di reciprocità, siglando l’inizio di una futura e proficua collaborazione tra la collezione privata italiana e il museo francese. Allo stesso tempo un viaggio d’elite attraverso le avanguardie del Novecento, un percorso d’eccezione che prende il via dalle Ninfee di Claude Monet, da quell’ultima fase di inizio Novecento del pittore -forse la più interessante- che anticipa con la rarefazione e lo sfaldamento pittorico dell’immagine le successive ricerche astratte. L’esposizione prosegue incrociandosi e fondendosi perfettamente con le opere della collezione storica di Magnani, virando verso il Cubismo analitico di un Louis Marcoussis a sagome ritagliate che richiama la pratica del collage, e l’eccellente tubismo di Fernand Leger, con un trio di figure disposte in moduli (Trois femmes sur fond rouge). Senza tralasciare il Dadaismo, rappresentato dalla stilizzazione meccanica dai richiami immaginifici di Francis Picabia, autore di Le fiancè, delizioso omaggio industriale alle opere meccanomorfe di Marcel Duchamp.
Ma non soltanto nomi importanti e capolavori: sono presenti in mostra anche artisti poco noti ma significativi. Come Marcelle Cahn, allieva di Leger, che crea giochi geometrici su linee oblique; o come Cesar Domela, che segue le ricerche di Mondrian nel suo neoplasticismo geometrico alla De Stijl.

Il surrealismo è ben rappresentato dalla scrittura automatica del pensiero di Andre Masson, da ben quattro opere oniriche di Victor Brauner e dalle forme solidificate e deliranti di Ives Tanguy.
Si arriva poi alle soglie di quell’Art autre informale decantata da Michel Tapiè con uno splendido materico Dubuffet del 1960, impasto ruvido di materia su masonite; e con la rapidità gestuale e vitale del segno di Hans Hartung. Accompagnata dalle bande di pittura nera di Pierre Soulages, che creano superfici drammatiche generatrici di luce.
Passando per un celebre Monochrome di Yves Klein, non poteva mancare l’approdo alla Pop Art americana, qui con i due maggiori esponenti: un autoritratto degli anni Sessanta di Andy Warhol e una pittura metallica su tela di Roy Lichtenstein della serie delle Entablatures, che riproduce una fascia di finto legno e motivi ornamentali legati alle sue opere.
Al concettuale ci si arriva attraverso le scritte di un membro di Fluxus, Ben Vautier, che segna il limite dell’arte dichiarandolo a chiare lettere bianche su fondo nero, attraverso il linguaggio semantico della parola. A conclusione del percorso, il senso della vita e della morte rappresentati da una grande installazione a sei pannelli pieni zeppi di fotografie di famiglie tedesche ad opera di Christian Boltanski, del 1991.

Un vero e proprio monumento ai morti, dal titolo Conversation piece. Una raccolta di memorie in bianco e nero e lampade elettriche, una riflessione sullo stato dell’esistenza e su quella capacità di fare del male insita in ogni essere umano.

francesca baboni
mostra visitata il 29 aprile 2006


Da Monet a Boltanski. Capolavori del ‘900 dal Musée d’Art Moderne di Saint-Etienne.
Fondazione Magnani-Rocca, via Fondazione Magnani-Rocca 4, Mamiano di Traversetolo (Parma). Orario continuato 10-18; Lunedì chiuso. Ingresso € 8,00 (comprensivo delle Raccolte permanenti).
Mostra a cura di Lóránd Hegyi. Catalogo edito da Silvana Editoriale. Per informazioni e prenotazioni: Tel. 0521 848327 / 848148 – Fax 0521 848337  info@magnanirocca.itwww.magnanirocca.it


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