21 settembre 2005

fino al 16.X.2005 Fuoriluogo10 – Il corpo elettrico Campobasso, Galleria Limiti inchiusi / Ferrazzano (cb), Palazzo Chiarulli

 
Molti video ma nessuna confusione. E una mostra che racconta la nostra contemporaneità tecnologizzata senza stereotipi. Stavolta non sono i giovani a spiccare...

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Mostra sobria ed elegante nei suggestivi spazi del Palazzo Chiarulli di Ferrazzano. È raro infatti visitare una collettiva in cui il settanta per cento delle opere esposte è costituito da video e che al tempo stesso non generi confusione e disorientamento nello spettatore.
Rimangono subito impressi per l’immediatezza dell’esecuzione i Lottatori (2005) di Luca Matti, garbatamente memori dei grandiosi Fighters (1977-’79) di Robert Longo, che vengono qui fusi con una sensibilità fumettistica alla Lorenzo Mattotti; e Flaktürme Down (2005) di Antonio Riello, in cui le torri naziste simbolo dell’Anschluss, ricostruite dall’artista con zollette di zucchero, si accartocciano sotto il peso del presente (le dita ‘cancellate’ degli spettatori austriaci odierni dell’installazione).
Imperdibile poi lo spassoso cartone animato di Federico Solmi (Rocco Never Dies, 2005), dedicato al Siffredi nazionale, un vero mito culturale per la generazione che si affaccia ora al mondo dell’arte.
Al piano inferiore, si segnalano il nuovo video di Francesco Carone ed il videoclip che Floria Sigismondi ha girato nel 2004 per il singolo –n.3– tratto da ( ) dei Sigur Ròs. Carone sviluppa la sua ricerca iniziata con I Fuochi di Sant’Elmo (2001), complicando ulteriormente il sistema matematico che gestisce la sovrapposizione tridimensionale dei fotogrammi, sfruttando ‘merzianamente’ la serie di Fibonacci.
Floria Sigismondi
Dopo John Huston, la decostruzione agisce in questo caso su James Whale (‘Balena’): in Do you believe in life after death? (2005), le due metà esatte di Frankenstein (1931) si incrociano, si allontanano, si cancellano a vicenda, collegando attraverso il suono di un telefono e la musica evocativa dei Bedhead. Vita e morte, inizio e fine, ascesa e decadenza.
La Sigismondi, invece, traduce in immagini la musica gelida di quello che è indubbiamente il miglior gruppo emerso sulla scena musicale negli ultimi quindici anni, dopo l’esplosione rigeneratrice del grunge: non è forse un caso allora che le immagini del video ricordino da vicino quelle dell’ultimo video dei Nirvana, girato da Anton Corbijn per Heart Shaped Box, il singolo di In Utero (1993). Se nella versione originale il senso apocalittico della conclusione e dell’isteria paranoica era espresso soprattutto dal cielo color porpora, dall’albero dorato e dal maglione a strisce rosse e nere di Kurt Cobain –a sua volta citazione della divisa di Freddy Krueger-, l’opera seconda aggiunge una profusione di maschere anti-gas e di divise paramilitari che trasmette efficacemente il mood storico degli ultimi anni.
 Luca Mattii
Al piano superiore, si impongono all’attenzione innanzitutto i video di Fausto Colavecchia e di Silvano Tessarolo. Nel primo caso, uno scarafaggio agonizzante compie una danza macabra sulla musica di Vivaldi, generando macchie Rorscharc di morte posterizzata. Tessarolo invece trasforma ossa, muscoli e peli umani in un paesaggio allucinante (che si pone ben oltre il post-human), suggerendo un uso non convenzionale dell’animazione in 3-D a cui converrebbe che i giovani videoartisti digitali italiani, sedati da anni di inutile grafica MTV, cominciassero a guardare con attenzione ammirata e disponibile.
In effetti, uno degli elementi che salta all’occhio in questa mostra è l’indiscutibile superiorità -tecnica e creativa- degli over 40 rispetto alle giovani leve. Infatti, gli autori anta, penalizzati da un ventennio di cappa culturale e di sterili modelli operativi cattelaniani, rivelano una sorprendente capacità di cogliere il senso profondo del contemporaneo, attraverso un uso consapevole e disinvolto degli strumenti a loro disposizione. Occorrerebbe offrire loro più spazio e visibilità, liberandosi una buona volta del pensiero unico e della rigida compartimentazione tipici degli anni Novanta. Se qualcuno per caso non se ne fosse accorto, siamo alla fine del 2005.
Gino Marotta
Infine, la mostra prosegue nelle sale dell’associazione culturale Limiti inchiusi di Campobasso, con un tributo a due ingegni locali: la straordinaria pittrice post-futurista Titina Maselli (scomparsa quest’anno a Roma) e Gino Marotta, scenografo cinematografico di Carmelo Bene, che qui espone i suoi raffinati light-box al metacrilato inciso.

christian caliandro
mostra visitata il 17 settembre 2005


fino al 16.X.2005 – Fuoriluogo10 – Il corpo elettrico a cura di Lorenzo Canova in collaborazione con Maria Cristina Bastante. Campobasso, Galleria Limiti inchiusi, via Muricchio 1 / Ferrazzano (cb), Palazzo Chiarulli – orario di apertura: 10.00 – 13.00 17.00 – 20.30 – www.limitiinchiusi.it

[exibart]

9 Commenti

  1. Concordo pienamente sulla qualità evidente di molti artisti emersi a partire dai primi anni ’90, alcuni presenti nella mostra recensita, non tanto, però , rispetto ai più giovani quanto ai coetanei loro che hanno goduto di immeritata visibilità in quel periodo.

  2. definire il Siffredi nazionale “un vero mito culturale per la generazione che si affaccia ora al mondo dell’arte” mi sembra proprio “Fuoriluogo”! Direi che e’ stato uno che ha saputo farsi bene i suoi conti divertendosi e fottendosi un bel po’ di gran gnocche. Ora gira con la scorta per Los Angeles e ha un sacco di soldi e di avvocati che difendono la sua immagine. Ma da qui a definirlo “mito culturale”… Sicuramente tanto “cul” ma pochissimo “turale”… Un mito per pipparoli incalliti con le mani consumate…

  3. esattamente, caro il mio beghino. la generazione attuale è costituita quasi interamente da “pipparoli incalliti con le mani consumate”, al punto che la tua perfetta ed azzeccatissima definizione giunge ad identificare tutta una qualità mentale, concettuale e filosofica, completamente diversa -per background ed obiettivi- da quella che l’ha preceduta. in proposito leggiti magari, se non l’hai già fatto, la bella raccolta di saggi “Arte in Europa 1990-2000”, a cura di Gianfranco Maraniello. Un abbraccio, c.

  4. beghino io?! Allora non ci siamo… Capisco benissimo le esigenze dei pipparoli incalliti dalle mani consunte per il duro lavoro, ma la parola “mito”, per me, ha ancora un significato preciso… saluti

  5. sono d’accordissimo, gentile mr.X. purtroppo, il confronto che tu auspichi non si poteva fare, per ovvii motivi, in occasione di “fuoriluogo”. ma potrebbe essere interessante e divertente organizzare una collettiva che metta insieme le star dei ’90 ed i cosiddetti “sfigati” coetanei. pensaci e fammi sapere.

  6. stavo leggendo i battibecchi tra nameless e rotten sul siffredi mito culturale ecc.ecc..e a proposito di pornografia (e tanto per continuare a non parlare della mostra) mi sono ricordata di questa notizia:”Foto iracheni smembrati da bombe su sito porno:inviate da soldati Usa in cambio accesso gratis”.
    Che dire..forse loro si che sono TRAGICAMENTE un mito!

  7. ho conservato anch’io quella notizia riportata dal corriere della sera quest’ estate: è sembrata anche a me agghiacciante e significativa. basta quell’articolo a ritrarre un’intera epoca appena iniziata, la nostra. bravo. scrivimi per piacere.

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