-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
fino al 16.X.2011 Jan Fabre – Pietas Venezia – Polo Museale Veneziano alla Misericordia
altrecittà
Cinque opere realizzate in marmo, di cui una di Carrara, cinque rappresentazioni della pietà umana analizzata attraverso l’incontro con la fede. Una mistica di elementi che, unendosi, formano un cammino di appartenenza e di rivelazione. Dalla morte alla vita. Il soggetto? L’organo umano più razionale in assoluto: il cervello. Questo ed altro ancora nella chiesa di Santa Maria della Misericordia...
di Erika Prandi
E sopra a questa troviamo una croce formata da chiodi. Questi, legati da una corda, sono i simboli della Passione di Cristo che è morto e risorto per noi. Come una spada conficcata nella roccia, così lo è questa croce dalla quale salgono le vene incorporando nella materia grigia il metallo dei chiodi.
L’animale, associato alla saggezza per la sua longevità, non è presente sotto l’imponente massa cerebrale bensì sopra, e per di più coricato a indicare ancora una volta l’importanza dell’organo umano nella conduzione del sapere. Anche qui è presente un rimando alla morte: il verme. Esso si nutre di sostanze in putrefazione e nell’immaginario comune è associato al teschio. Proprio questo lo ritroviamo nell’ultima scultura di Fabre: la Pietà. Essa più di tutte esprime in modo esplicito il percorso fin qui seguito. Dalla figura della Vergine presente simbolicamente nell’oro del pavimento all’idea di resurrezione passando per la morte e la fede in Dio. Qui il teschio ha preso il posto del volto di Maria come fosse uno specchio di quanto sta vedendo: la morte del Figlio. In questo caso è quella dell’artista che si è sostituito a Gesù. Ella non è più la Madonna, bensì una donna che soffre della perdita di una creatura che tiene in mano il simbolo di tutta la poetica di Fabre: il cervello. Non poteva mancare la sua presenza, anche laddove esso non è elemento principale. Abbondano, invece, gli insetti sul corpo vestito dell’artista. Solo i piedi sono nudi, come segno di rispetto sacrale. Ultimo particolare: lo scarabeo sulla pancia. La pancia è il centro della vita di ogni creatura fin da quando viene messa al mondo. L’insetto è costantemente presente lungo il percorso attraverso i nidi appesi alle colonne. Essi, formati dalla sua corazza, rimandano costantemente al concetto di rinascita e di trasformazione celebrati anche nella religione egiziana. Ancora una volta, la vita.
erika prandi
mostra visitata mercoledì 6 luglio
dal 1 giugno al 16 ottobre 2011
Jan Fabre – Pietas
a cura di Giacinto di Pietrantonio – Katerina Koskina
promosso da GAMeC, dallo State Museum of Contemporary Art di Thessaloniki e dal Kunsthistorisches Museum di Vienna
Nuova Scuola Grande di Santa Maria della Misericordia
Sestiere Cannaregio, 3599 – 30121 Venezia
Orario: dal martedì alla domenica dalle 11 alle 20
Ingresso: libero
Info: CLP relazioni pubbliche +39 02433403 / +39 0236571438, press@clponline.it, www.clponline.it, www.janfabre.be