Il percorso di
Circuito Giovani, un progetto che si articola in una serie di otto mostre sul territorio della Provincia di Pesaro e Urbino, giunge a Talamello con la doppia personale di Simona Bramati e Desiderio.
Desiderio (Milano, 1978) recentemente ha vinto il Premio Italian Factory. In mostra propone due progetti video:
Confabula Spurio e
Beauty Hazard, quest’ultimo risultato della residenza artistica avvenuta presso gli spazi dell’ex-Siri di Terni.
Confabula Spurio nasce da una scoperta casuale di un luogo, un ex collegio abbandonato. L’artista, colpito forse per empatia da questi spazi infranti, propone un video popolato da possibili inquilini-fantasmi allucinati che un tempo abitarono l’edificio. L’artista, in un’intervista, definisce
Confabula Spurio una sorta di monologo in “
bastarderia”.
A Talamello è in mostra anche un acrilico su tavola,
Nicola was born, collocato con provocazione sotto un affresco quattrocentesco rappresentante una Vergine con Bambino. Nicola non è altro che uno dei tanti inquilini-fantasmi nati e morti nell’ex collegio.
Beauty Hazard è invece un vero e proprio carnaio di personaggi, che in alcuni casi indossano ingombranti maschere anti-gas atte a negare non tanto la carnalità quanto il proprio essere. La carnalità rappresentata è così reale e impietosa da ricordare la miriade di personaggi che vivono nei racconti di Chuck Palahniuk raccolti in
La scimmia pensa, la scimmia fa. Quando la realtà supera la fantasia. Le ricerche di Desiderio ben si accordano alle parole finali del racconto omonimo: “
Oggi, il nostro sforzo è quello di fingere di non essere i peggiori nemici di noi stessi”.
L’opera di
Simona Bramati (Jesi, Ancona, 1975) si caratterizza per la ricerca puntuale e minuziosa sul corpo, soprattutto quello femminile. L’universo proposto dall’artista è popolato da figure dall’incarnato lunare, avvolte da un’aurea d’inquietudine e mistero. I personaggi immortalati sulla tela, nonostante le deformazioni corporee e le pose lascive, assurgono a una forma di sacralità che lo spettatore non può che percepire.
L’opera di Bramati è la rappresentazione di una zona inviolabile, popolata da un’umanità indisciplinata e imperfetta che la società puntualmente ignora e nasconde. I corpi meravigliosamente sgraziati subito richiamano alla mente le ragazze del
Ward 81, immortalate da
Mary Ellen Mark nel 1976 durante un soggiorno di sei settimane presso il reparto d’isolamento dell’Oregon State Ospital, un reportage fotografico voluto dal regista
Milos Forman per la realizzazione di
Qualcuno volò sul nido del cuculo.
A Talamello, immancabile l’appuntamento del White Cube satellite Pesaro, che con
Un ricordo senza nome di
Max Bottino ben si accorda alla filosofia dell’intero percorso. La mostra di Talamello è appunto la necessità di segnare nel tempo un ricordo di un’umanità custodita troppo spesso da personalità inevitabilmente fragili.
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la Bramati è una vergogna ...desiderio è ancora più penoso.. hhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhaaahhhhh aiutooo!
Ciao Marco!!
grazie tanto per il tuo commento e per la tua critica molto molto costruttiva e importante per me!! è bello sapere che gente che non conosco parli del mio lavoro così appassionatamente!!
quando vuoi scrivi ancora!!
ciao e buon lavoro caro!