Visitando la mostra di Francesco de Grandi da Rizzutogallery di Palermo si viene accolti da un grande quadro che riproduce un paradiso terrestre abitato dai biblici Adamo ed Eva. Due nude creature umane immerse in una natura rigogliosa, in piedi nei pressi di una roboante cascata che illumina rocce scoscese e pianori, prati e chiome flesse da un vento primordiale. Intorno ai primi uomini gli animali, tra cui l’immancabile serpente tentatore, sottile come un laccio che carezza i piedi della prima donna mentre un leopardo si struscia, come un placido gattone, all’uomo che a sua volta lambisce con grazia il suo manto maculato. Al lato della scena, a destra, quattro stambecchi guardano dall’alto di uno sperone roccioso. Mentre in aria volteggiano azzurri uccelli del paradiso dalla coda rossa, sullo sfondo roteano lontani uccelli rapaci sopra a una cima acuta e aspra. La descrizione del quadro, che troviamo a sinistra dell’ingresso, potrebbe essere molto più dettagliata, anzi dovrebbe esserlo poiché sembra essere il particolare a fornire la chiave d’accesso a queste immagini. Nei quadri di De Grandi solo uno sguardo superficiale si ferma al genere del paesaggio, della scena sacra, del ritratto. L’occhio innocente che si affaccia a questa porzione di natura primigenia anche se vede per prima cosa la vicenda biblica, senza accorgersene sta già scorrendo la storia della pittura occidentale.
A differenza di molti suoi colleghi che citano per infondere nella propria opera la fama di un antico maestro, Francesco De Grandi si appunta un brano che dimentica nel caos delle figure e nelle forme. In un secondo tempo lo rielabora con il proprio “gergo” ricordandosi come quel particolare possa ancora esercitare una tensione sul dipinto quando, abbandonato il contesto di provenienza, si va a collocare in un nuovo linguaggio a sostegno della sacralità del tema. Direte a questo punto: ma che novità è questa pittura sacra di De Grandi? Sì, poiché molte delle opere in mostra riguardano la storia di Cristo o, come dicevo innanzi, le vicende bibliche. La sacralità dei soggetti di De Grandi si confronta con le miserie e le attuali redenzioni. Tenebre terrifiche e bagliori corruschi si alternano in improbabili processioni, lumi accesi da De Grandi sull’impietosa commedia umana che pare estrapolata dalla commedia umana di Balzac.
Francesco De Grandi, Come Creatura, vista della mostra
Nella lenta stesura di questa pittura non è il servizio del disegno e delle ombre a portare alla ribalta i personaggi sulla scena e nemmeno la figura a farsi carico di golosità e virtuosismi, qui si cerca un equilibrio tra narrazione e trama pittorica. Per questo motivo anche la bruma smeraldina che illumina le foreste non sovrasta mai il segno sfilacciato con cui De Grandi traccia i contorni delle figure, semmai s’insinua nelle ombre facendole marcire alla luce di aureole baluginanti. Questa pittura di storie è sicuramente un modo anomalo e faticoso di sfilarsi dalle mode, denuncia la distrazione diffusa nei confronti della più raffinata cultura figurativa. Nel riabilitare il racconto per immagini De Grandi non attinge mai al repertorio contemporaneo quanto piuttosto da modo di appalesarsi a inquietanti apparizioni tra le trame della pittura. Sicché per De Grandi la pittura contemporanea non parla al presente, ma al presente offre un fertile terreno in cui coltivare un immaginario. Educando l’osservatore a calibrare lo sguardo sul minuzioso brulicare dei particolari, sui liquidi lucori, sugli aranci incendiari, sugli irsuti cipigli di alcuni personaggi o sulle livide nudità , Francesco De Grandi rinuncia al sistema approssimativo dei segni e opta per una scrittura esatta con cui intreccia un carteggio tra passato e presente, un resoconto alle antiche reminiscenze di una cultura elettronica allucinata. Forse è proprio quest’aspetto a spiazzare lo sguardo. La luce violacea dei cieli che trapelano tra la boscaglia, la fluorescenza da visore a infrarossi che ammanta porzioni di paesaggio, pertugi e grotte, fondono atmosfere che rimandano ai bagliori tecnologici dello schermo. Senza citare pedissequamente il fatto di cronaca, il presente è espressivamente trasposto in una verità altra che è la rappresentazione pittorica, un presente che è, diceva Henri Bergson, “futuro che trascorre nel passato”. “Come Creatura”, sebbene alluda innegabilmente alla veicolazione delle verità del cristianesimo, scavalca la semplice retorica. In forma metaforica, nel segnare il rapporto con Dio, questa narrazione di storie ci ricorda quanto i termini della rappresentazione siano stati per secoli mutuati da un sentimento di devozione. Una devozione suscitata dal grande terrore degli uomini che hanno tentato di rispondere con le immagini alla rivelazione di una dimensione che trascende l’esistenza terrena. “Una bruciante questione” – dice De Grandi nel presentare la mostra – “che fino ai giorni nostri continua a sedurre, a consolare, a produrre bellezza, amore e uguaglianza tra gli uomini, o a generare l’odio dell’intransigenza, della persecuzione e della potenza totalitaria”.
Marcello Carriero
mostra visitata il 16 ottobre
Dal 15 settembre al 17 novembre 2018
Francesco De Grandi, Come Creatura
RIZZUTOGALLERY
Via Maletto, 5 Palermo
Orari: Da martedì a sabato dalle 16:00 alle 20:00
Info: Tel: +39 091.7795443