Un doppio titolo per una mostra duplice e un’esperienza unica.
Da Corot a Picasso e da Fattori a De Pisis è la nuova grande rassegna allestita a Perugia nella cornice di Palazzo Baldeschi al Corso. L’unione di due straordinarie collezioni private, per la prima volta insieme: una “
coppia di fatto per qualche mese, scambiando esperienze per nostro, non per loro gradimento”, enfatizza Vittorio Sgarbi.
Una mostra
sui generis, diversa dalle solite esposizioni e lontana dalle ormai canoniche retrospettive: qui non va in scena (soltanto) l’artista o il movimento culturale. È la celebrazione della “
nobile passione dell’arte”. Protagonisti sono loro, i grandi collezionisti: l’americano Duncan Phillips e l’italiano Giuseppe Ricci Oddi. Due personalità figlie di culture diverse, ma unite da uguale passione e desiderio: donare al mondo un patrimonio artistico, fatto di quelle opere che a loro stessi arrecavano infinite emozioni. Due approcci con l’arte lontani dalla sopraffazione edonistica della mera passione estetica: entrambi sanno (e vogliono) raccogliere la testimonianza di un formidabile periodo storico e artistico, a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento, quasi a educare i contemporanei alla cultura del bello.
La loro è una ricerca minuziosa di opere che meglio possano caratterizzare un particolare artista o una determinata epoca, e l’Europa di quel tempo è un fiume in piena di artisti e pensatori. Una ricerca guidata dalla sensibilità e dalle emozioni. Così, alla Phillips Collection arrivano opere come il
Paganini di
Eugène Delacroix. Non certo l’opera maggiore del pittore francese ma capace, nella sua semplice spontaneità, di rievocare il suono di quell’antico violino. E di catturare gli sguardi di chi passa oggi a Palazzo Baldeschi.
Dalla congiunzione delle due splendide collezioni è facile ricostruire il percorso culturale e, volendo, emotivo intrapreso dalle correnti artistiche del tempo. Un excursus esaltato dalla mostra perugina e inciso nei paesaggi di
Corot, dal vigore di
Courbet e
Van Gogh o, piuttosto, immortalato nei bronzi di
Rodin o
Renoir: sono alcuni degli autori raccolti da Philips e proposti a Perugia. Il frutto dell’impresa ambiziosa di un magnate americano che sapeva bene di dover guardare al Vecchio Continente per centrare il suo nobile obiettivo, in una visione fortemente internazionalista.
Più facile il compito per Ricci Oddi, a cui bastava guardarsi intorno per scovare i capolavori della manifattura italiana del XX secolo. Non ci sono soltanto
Fattori e
De Pisis tra gli autori in mostra dalla splendida collezione piacentina e le tavole di ognuno non sono mai banali. Anzi, troppo spesso eccezionali. Come il
Ritratto della madre di
Umberto Boccioni o
La barca di
Felice Casorati.
Trait d’union fra le due collezioni – e non a caso immagine simbolo della mostra – è il ritratto di
Elena Povolozky in cui
Amedeo Modigliani investe la tela di una colorata e malinconica sensualità. L’unica tela di un artista italiano della Philips Collection, che forse meglio d’ogni altra opera esposta è in grado di trasferire un carico di sensibilità pari a quello che animò i due collezionisti.