Tourbillon è il titolo della nuova personale della francese
Nadine Bertulessi che raccoglie la sua ultimissima produzione, realizzata nel corso dell’anno appena terminato. Proprio il 2008 ha d’altronde segnato un passaggio importante nella ricerca coloristica e spaziale di Bertulessi, che ha sublimato ancor più l’aspetto alchemico e sensoriale della sua pittura.
Una pittura che dilata “l’ambiente” bidimensionale della tela per restituire alla terza dimensione un’atmosfera sospesa, a precipizio nel vuoto; un vuoto generato dall’accostamento, tono su tono, di nuance calde e fredde, di sfumature lievi realizzate a spatola o pennello, che stagliano al centro degli sfondi figure biomorfe, a mezz’aria, trattenute da una forza di gravità impercettibile, che rimanda alla densità amniotica.
Così l’osservatore si trova spiazzato, disorientato dall’assenza di punti di riferimento, travolto dalla “gentile” violenza di quei colori e di quelle forme, smarrito lungo il ciglio di un abisso simbolico. La vertiginosa assenza di prospettiva accentua di contro il potere in-formante della luce. Ed è proprio questa capacità di tirar fuori dal gesto pittorico, dalla pennellata e dal colore l’energia della luce che fa della mostra un interessante percorso cadenzato dal ritmo incalzante delle emozioni, dall’alternarsi di pieni e vuoti.
La sensorialità è stimolata da evocazioni d’immagini archetipiche appena accennate; un sentimento di assoluto risucchia dalla superficie della tela, intrecciata dalla materia pittorica e sorretta da gesti sapienti. I segni diventano simboli, decodificati dal turbine di tinte che, girando su se stesse, lasciano zampillare schizzi di luce pura, ora rossa ora gialla, o ancora blu, azzurra e bianca.
Le superfici “cosmogoniche” dei dipinti si alternano agli sfondi bianchi delle pareti, ridisegnando lo spazio e componendo quasi una sinfonia, un componimento “visivo” e a un tempo percettivo. Nadine Bertulessi racconta, dunque, di un’arcana epopea delle forme e dei colori, d’immaginari sconosciuti e realtà trascendenti; moltiplica i punti di vista, annullandoli nella profondità enigmatica di una prospettiva assoluta, che scardina i principi dello scibile umano per accedere a una dimensione metafisica della conoscenza e della coscienza.