Attingendo a un osservatorio
privilegiato, come docente dell’Accademia di Belle Arti, Antonella Marino
individua ogni anno – per Gemine Muse – emergenti autoctoni, ponendoli a confronto con spazi
storici: a Bari occupa una location strepitosa per l’imponenza architettonica
degli interni liberty. È Palazzo Mincuzzi, che si offre a una rivisitazione per
assonanza del famoso serial, con un allusivo Shops and the City, nell’edizione sostenuta
all’assessorato comunale alle Politiche Giovanili e dal ministero omonimo, in
interessante dialogo, alla luce soprattutto dell’opposto colore politico.Ed è di colore in senso lato che
si tratta, perché l’edificio – eretto nel 1923 – ospita dal 2002 uno dei
flag ship Benetton.
L’installazione “elastica” del versatile Antonio Piccirilli, prestato dal mondo della moda,
diventa emblematica bandiera del brand, con quelle magliette annodate tra loro
a centinaia, fino a tracciare lunghissimi nastri multicolor, tesi fra una
balconata e l’altra della maestosa struttura. Un intervento che denota
l’identità liquida del blasonato giovane stilista, segnalato da Vogue e selezionato dall’Italian Design
Foundation tra le eccellenze del 2010.Un’installazione che – sebbene al
limite di una soluzione da sapiente vetrinismo – è coerente con il target, in
quanto esalta anche la mission della marca con una serie di mani a mo’ di
zavorre, bianche e nere, vessillo di quella società multietnica delle vecchie
campagne di Oliviero Toscani.
Al secondo livello, sorprende il
discreto seppur complesso intervento di Raffaele Fiorella: due proposte differenti dello
stesso medium, la proiezione a ombre cinesi. Il gioco da lanterna magica è
“incluso” in shopper bianche, intarsiate da uno schermo-vetrata: è qui che si
consumano istanti di vita domestica; da voyeur dell’ultima ora, costruisce
anche lo spogliarello di una giovane coppia, un’intrigante microstoria,
generata dalla maniacale sincronia delle ombre dei personaggi in movimento,
proiettate su veri arredi in miniatura.A Chiara Fumai piace giocare con l’identità
multipla (suo alter ego è Pippi Langstrumpf, quando è in veste di dj) in una
performance che, se non altro, obbliga il passante a entrare nello store. Nascosta
in una claustrofobia vetrina, si espone a un pubblico selezionato cui legge lettere
inviate da artisti, curatori, intellettuali, tutti maschi, invitati a scrivere
una lettera di ammirazione; assaggio di un progetto in progress che mira a
raccogliere 100 missive, aspirando a una “canonizzazione” ufficiale.
Una sorta di autostima troppo
amplificata – specie quando annuncia l’operazione come “meta-pedagogica”… –
per un idea ben articolata ma un po’ accademica. Resta delizioso il testo dalla
pulce nella barba di Gabriel Lester, così com’è interessante lo spunto per il
travestimento, rintracciato in Annie Jones, performer del Circo Barnum, la donna baffuta
riportata in vita dal Prodigio di Fumai, al fine di mostrare al pubblico l’intima
sofferenza della protagonista. articoli correlati
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Chiara Fumai tra i selezionati del Premio Moroso
giusy caroppo
mostra visitata il 15 maggio 2010
dal 15 maggio al 18 luglio 2010
Gemine Muse
2010 – Fiorella | Fumai | Piccirilli – Shops and the
City
a cura di Antonella Marino
Palazzo Mincuzzi
Via Sparano da Bari – 70122 Bari
Info: tel. +39 0805773864; settore.politichegiovanili@comune.bari.it; www.giovaniartisti.it
[exibart]
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Le lettere di ammirazione raccolte ne "Il Prodigio della Natura" sono dedicate ad Annie Jones e ad altre donne malate di ipertricosi.