Categorie: altrecittà

fino al 18.XI.2011 | Rosalind Nashashibi | Roma, Nomas Foundation

di - 15 Novembre 2011
A trentacinque anni dalla sua prematura e indegna scomparsa, l’arte contemporanea rende omaggio al pensiero dell’autore che ha lasciato un disarmante senso di vuoto nel panorama culturale e artistico italiano e non solo: Pier Paolo Pasolini.
Dopo – tra gli altri – Diego Perrone e il cileno Alfredo Jaar, è nuovamente un artista straniero a farlo, in collaborazione con la Nomas Foundation di  Roma e la galleria  Peep Hole di Milano. L’autrice in questione è l’inglese di origini palestinesi Rosalind Nashashibi (Glasgow, 1973) che espone contemporaneamente in questi due spazi il cortometraggio Carlo’s Vision, accompagnandolo a differenti serie di lavori che diversificano le due esposizioni: Vizi di forma per Roma e Sacro e Profano per Milano.
L’esposizione è divisa in due ambienti. La prima sala è dedicata al lavoro Agents and Onlookers or Colour changes with a silent sound, dove i concetti di testimonianza e di visione vengono indagati attraverso una serie di fotografie che mostrano la nuca e la parte posteriore della testa, dunque soggetti anonimi che osservano qualcosa che a noi non è dato vedere a causa dello stretto taglio dell’inquadratura. A queste fotografie si affiancano tre riproduzioni della Visione dopo il sermone di Paul Gauguin, estratte da tre libri,  dove la realtà e l’immaginazione mistica occupano lo stesso spazio; riproduzioni uguali ma non identiche per la diversa resa dei colori legata alle imperfezioni della riproducibilità tecnica. Sull’altra parete, invece, troviamo la messa in scena di una visione subita che si trasforma in racconto: fotografie che hanno tutte per soggetto la madre dell’autrice e che ne illustrano diverse tappe della sua esistenza. Le fotografie, come simbolo di uno sguardo soggettivo, come riproduzioni  e  come latrici di ricordi e di memoria, si fanno ancora più significanti nella loro natura di “visioni” se le si ritorna a guardare dopo essersi soffermati ad osservare ed ascoltare il cortometraggio presente nella seconda sala.

Il film in 16 mm  della Nashashibi è una rivisitazione di una sezione del romanzo incompiuto di Pasolini, “Petrolio”, testo che ha colpito profondamente l’artista inglese e che tra le sue peculiarità ha quella di essere, come per tante altre opere dell’autore, premonitore del decadimento socio-culturale e politico della società contemporanea.  La tematica fulcro del romanzo, il binomio sesso-potere, mai così attuale come in questo momento storico, viene sintetizzata dall’autrice nella messa in scena di un unico episodio, quello de “La visione di Carlo”. La Nashashibi riporta nel suo cortometraggio la struttura, i personaggi (Carlo, i tre Dei, il Merda e Cinzia), i giochi di luce, la scissione tra realtà e visione e l’ambientazione dell’episodio pasoliniano, che si svolge nella periferia sud-est di Roma, in via di Torpignattara. Dalla tipica realtà di borgata corrotta dal capitalismo emergente, raccontata da Pasolini, si passa, nel cortometraggio della Nashashibi, all’attuale multietnica e caotica comunità di periferia.
Realtà e visione critica della realtà si succedono sia sulla pellicola che nel dialogo che dà voce a queste immagini, grazie a due genii loci – i giornalisti Andrea Cortellessa e Daniele Balicco – che incarnano gli Dei/coscienza che permettono a Carlo di vedere, oltre che guardare. Il quadro che ne emerge è quello di una nazione vittima del consumismo, dell’alienazione e della spersonalizzazione; un Paese nel quale il consumatore abituale della prostituzione non è più situabile ai margini della società ma nel suo pieno centro e, come tale, suscettibile di emulazione.

In particolare Roma, città scelta utilitaristicamente come capitale d’Italia, viene dipinta come il risultato di una politica durata vent’anni che ha voluto creare dei veri e propri ghetti ostili alla mobilità tra i vari quartieri e  all’integrazione.  Ma le colpe non sono esclusivamente del sistema globale, degli amministratori nazionali o di quelli regionali, ma anche dalla mancanza di una sollevazione sociale dal basso, della rabbia, sostituita dalla rassegnazione, conseguenza forse dell’origine sociale dell’identità. Non resta che chiedersi: “brutto o bello che sia esiste ancora un popolo?”.

valentina piccinni
mostra visitata il 4 novembre 2011

dal 21 settembre 2011 al 18 novembre 2011
Rosalind Nashashibi – La visione di Carlo (Vizi di forma)
Nomas Foundation Viale Somalia 33, 00199 Roma
Orari: martedì – venerdì 14.30 – 19.00
Info. +39 0686398381 | +39 338236295
info@nomasfoundation.com
Press info Manuela Contino
press@nomasfoundation.com

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Visualizza commenti

  • Ennesimo standard, basato su citazioni abusate e rassicuranti (Pasolini non avrebbe apprezzato); in linea con la moda proveniente, questa volta, da ennesimo/a artista meticcio occidental esotico. D’altronde negli ultimi anni i giovani italiani c’hanno ammorbato con l’abuso di Pasolini...ora tocca agli stranieri..

    Da parte dei giovani non c’è modo di risolvere il presente se non rifugiandosi nella citazione, e nella retorica del passato (biscotti, Andreotta Calo’, Arena, Rubbi, ecc). Giovani che sentono l'esigenza ARRENDEVOLE di farsi accettare da "un paese per vecchi e di vecchi".

    Mentre gli operatori italiani sembrano ancora troppo esterofili e superficiali nell’aprofondire la scena italiana. Parlo anche di curatori emigrati (leggevo di Lorenzo Benedetti) incapaci e quasi reticenti nell’approfondire e promuovere le realtà di casa. Ma forse, oggi, queste realtà casalinghe non sono mai state così assenti e così di bassa qualità.

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