Un evento di grande spessore culturale, un’esposizione prestigiosa che non è soltanto una semplice monografia, che anzi rifiuta volutamente il taglio monografico per spostare l’attenzione su campi paralleli e sul contesto storico. La mostra dell’artista modenese Nicolò dell’Abate (Modena 1510 ca. – Fontainebleau 1571), complessa, articolata e dal taglio pluridirezionale, ci trasporta direttamente nelle atmosfere cortesi del Cinquecento con lo scopo di indagare, nel suo complesso, l’intensa attività del più fantasioso pittore emiliano. Contestualizzandone l’attività attraverso gli artisti coevi ai quali affida la sua maniera, dal Correggio (in mostra con uno splendido Riposo dalla fuga in Egitto), al Parmigianino o al Pordenone. Insieme ai vari percorsi che l’hanno portato da Modena, a Bologna, a Reggio Emilia, alla provincia di Parma, fino alla corte di Fontainebleau in Francia. Nicolò nasce a Modena in data controversa, all’inizio del Cinquecento, e si forma dapprima con il padre Giovanni scultore, in seguito con Antonio Begarelli, un grande plastico dall’impronta correggesca e raffaellesca. La sezione in mostra dedicata all’ambiente artistico emiliano compreso tra il 1510 ed il 1540, con opere di Gian Gherardo dalle Catene, Garofalo, il ferrarese Dosso Dossi e il già citato Begarelli, è molto ampia e illustra la lezione dei grandi maestri del primo Cinquecento.
L’esposizione ha inizio con la prima opera documentata del pittore, la decorazione ad affresco delle ‘Beccherie’ modenesi, dipinta in collaborazione con Alberto Fontana nel 1537, della quale sono sopravvissuti diversi frammenti conservati a Modena alla Galleria Estense. Nel 1540 arrivano poi gli incarichi ufficiali, come i lavori per la Rocca di Scandiano con le Storie dell’Orlando e dell’Eneide -oggi alla Galleria Estense-, quello per la Rocca di Soragna con le Fatiche di Ercole e infine quelli per il Palazzo Comunale di Modena con la Guerra di Modena, affrescata nella Sala del Fuoco.
Francesco Primaticcio, pittore di corte succeduto a Rosso Fiorentino, chiama Nicolò in Francia nel 1552 per affiancarlo nelle grandi imprese decorative a Fontainebleau, per la Salle de Bal e la Galerie d’Ulysse; alcune opere sono andate perdute altre sono testimoniate da disegni esposti, provenienti dal Cabinet des Dessins del Louvre. Fantasioso narratore, Nicolò, come si vede bene dalle opere esposte in mostra e dal confronto con gli altri protagonisti del periodo che l’hanno in misura maggiore o minore influenzato, si affermò con estro ed invenzione soprattutto nel campo del paesaggio, con una visione magica e realistica assieme, e nelle scene galanti con banchetti e concerti che lo avvicinano ad artisti come il Mastelletta, il Guercino e Donato Creti.
Gli itinerari storico-artistici che accompagnano la mostra si snodano lungo i luoghi emiliani dove Nicolò fu protagonista: da Modena e provincia (Palazzo Comunale, Galleria Estense, chiesa di S. Pietro, Palazzo Ducale di Sassuolo, castello di Spezzano), a Bologna (Pinacoteca Nazionale, Palazzo Poggi), fino a Reggio Emilia e Parma (rocca di Novellara, Mauriziano, rocca di Soragna rocca Sancitale di Fontanellato, rocca dei Boiardo a Scandiano, castello di S. Martino in Rio).
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E' proprio il numero di nomi altisonanti che spaventa, vista la scarsa, anzi inesistente qualità dell'esposizione. Certo, la gente a cui basta un nome "importante" per abbandonare ogni giudizio critico non dovrebbe permettersi il dire di mettersi a studiare a persone che allo studio dedicano la vita e avendo coscienza delle cose dell'arte si sentono solo prese in giro girando per queste sale. Ma del resto si sa, il pubblico compra e opinioni come il latte, basandosi sul principio che è più a buon mercato fare così che tenere una mucca. Ed è vero, ma è più probabile che il latte sia annacquato.
stefano, ma sei fuori di testa? hai visto la mostra? e il comitato scientifico composto dai migliori studiosi internazionali del '500?
invece di delirare: studiaaaaaaa!
Una mostra schifosissima. Senza capo ne coda. Quadri anche di un certo valore accatastati alla rinfusa alle pareti senza un filo logico e un minimo di spiegazione che potesse dare un minimo di senso ai vaneggi degli squilibrati che hanno messo in piedi questa "fiera dell'arte". Sezioni sballate; attribuzioni dubbie date per certe; una sequela insostenibile di scempi e oscenità. Vista l'entità della mostra ci si immagina quanto possa essere costata e si inorridisce al pensiero che si possa buttar via una così ingente quantità di danaro.
Le fraghole!
Gesu! a te piacciono le fragole HO le ciliege?
Stefano, ma ti piacciono le mostre ho la pittura?
Personalmente potevano anche essere esposte nel cesso, potere avvicinare gioielli di questo livello mi ha fatto dimenticare anche dov'ero.