“Single room” offre un interessante scorcio sulla realtà artistica italiana e finlandese.
Abbiamo avuto l’occasione di porre alcune domande alla curatrice, Lorella Scacco.
Single room, una stanza, un artista. Da cosa nasce l’idea di questa mostra?
L’idea della mostra è stata quella di lasciare alla creatività dell’artista una stanza del museo.
Ogni sala è diventata una sorta di palcoscenico in cui “recita” l’opera dell’artista.
E così è nato il titolo della mostra “Single Room”. Stanze singole, personali, intime, ma comunicanti tra di loro e pronte ad aprire le loro porte ai visitatori.
Le stanze del Trevi Flash Art Museum sono dieci e così ho invitato cinque artisti italiani e cinque artisti finlandesi. Per quanto riguarda l’Italia ho invitato a partecipare Benedetto Di Francesco, Alba D’Urbano-Nicolas Reichelt, Giuliana Lo Porto, Paolo Schmidlin, Daniele Vezzani, e per la Finlandia gli artisti Miika Nyyssonen, Hannu Palosuo, Jyrki Parantainen, Nanna Susi, Roi Vaara.Visioni mediterranee e baltiche sono dunque visibili in “Single room”.
Sì, è proprio la singolarità della relazione di ogni artista con lo spazio ad essere il filo conduttore della mostra. Anche se dopo aver scelto gli artisti e aver osservato le opere che sarebbero state esposte mi sono accorta che vi era un elemento che accomunava tutti: il gioco. Il piacere del gioco mette in comunicazione ciascuno degli artisti con tutti, unisce le ‘singole stanze’ e le differenti culture.
Ho voluto poi scegliere artisti che lavorassero con ‘media’ diversi, dalla pittura alla fotografia, dalla scultura al video, per dare visibilità alle diverse esperienze percettive che ogni strumento operativo rende possibile.
Che criteri hai seguito nell’allestimento e nella scelta degli artisti?
Nella scelta degli artisti ho seguito il criterio di privilegiare coloro che lavoravano con la scultura e l’installazione, poichè pensavo proprio all’idea della stanza come un palcoscenico da presenziare e da trasformare. Ho scelto così Giuliana Lo Porto per i suoi oggetti di zucchero e di ceramica, Paolo Schmidlin per le sue sculture in terracotta policroma, e Miika Nyyssonen per le sue opere di cartone. Ma non ho tralasciato la pittura, scegliendo quegli artisti che lavorano su grandi formati, come Di Francesco, Vezzani, Palosuo e Susi, e la fotografia e la videoarte, dove ho, anche qui, privilegiato lightboxes e “oggetti tecnologici”, come, ad esempio, la scultura videogioco di Alba D’Urbano e Nicolas Reichelt.
Grande novità mi sembra quella di aver coinvolto degli artisti finlandesi, alcuni peraltro già noti in Italia come ad esempio, il bravissimo Hannu Palosuo. Hai già svolto in passato dei progetti con artisti di questo paese?
Sono già tre anni che organizzo dei progetti di scambio culturale tra il nostro Paese e la Finlandia. Ho presentato artisti italiani e finlandesi in Finlandia ed in Italia presso spazi espositivi privati e pubblici. Ho trovato subito interessante l’arte contemporanea finlandese
durante il mio primo viaggio a Helsinki. E con piacere ho riscontrato la mia stessa attenzione per l’arte finlandese in Harald Szeeman durante la Biennale di Venezia di quest’anno che ha visto un’ampia partecipazione di artisti finlandesi.
Al di là di quella che potrebbe essere una considerazione banale, ritieni che esistano delle marcate differenze culturali ed espressive nel fare arte da parte dei finlandesi, o il villaggio globale ha reso ogni artista sempre più una realtà a sé stante, un microcosmo da
valutare esclusivamente caso per caso…una stanza, un artista. E’ forse anche questo uno dei significati di Single room?
Sì, penso che la tua definizione sia davvero giusta: ogni artista è un microcosmo da scoprire, che si rapporta con gli altri ma il cui punto di partenza è sempre personale, intimo, “singolo”.
Ciò che ci attrae è proprio la ‘diversità’.
Dopo la mostra al Trevi Flash Art Museum, Single room sarà visitabile in altre sedi, italiane o straniere?
Chissà… si sta lavorando affinchè un’altra tappa di Single room sia possibile!
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