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10
febbraio 2010
fino al 2.V.2010 Piermatteo d’Amelia Terni, Caos / Amelia (tr), Museo Archeologico e Pinacoteca
altrecittà
L'opera di un maestro del Rinascimento, finalmente organizzata in un corpo espositivo compiuto. E la mancanza di alcuni tasselli della sua produzione è sopperita da un ampio corredo di riferimenti pittorici coevi...
di Luca Arnaudo
Piermatteo di Manfredo, più noto come Piermatteo
d’Amelia (Amelia,
Terni, 1448 ca. – post-1506), è stato a suo tempo pittore di chiara fama,
allievo e compagno di maestri come Filippo Lippi, Verrocchio, Ghirlandaio, Perugino, nonché destinatario d’importanti
commissioni nei principali centri rinascimentali – sua era l’originaria copertura
a volta stellata della Cappella Sistina, prima dell’intervento michelangiolesco
– ma che la storiografia successiva, complice un ampio corpus di lavori d’incerta attribuzione,
ha a lungo dimenticato.
A parte alcuni isolati interventi critici d’inizio Novecento,
in effetti, è solo grazie a ricerche di Federico Zeri dei primi anni ‘50 che la
centralità di Piermatteo nella pittura rinascimentale viene finalmente
riconosciuta e affermata. Zeri ebbe l’intuizione, confermata da successive
scoperte d’archivio, di attribuire a Piermatteo la celebre Annunciazione
Gardner (dal nome
del museo che la detiene, a Boston, dove giunse dopo una rocambolesca
fuoriuscita dall’Italia, complice il celebrato studioso Bernard Berenson) e un
gruppo di opere che, al netto di limitate oscillazioni, ha retto alla temperie
critica scatenatasi successivamente.
Intorno alla figura del maestro d’Amelia si è così giocata
una revisione profonda della storia della pittura rinascimentale, i cui primi
effetti sono stati una nuova considerazione sia dell’intera scuola umbra (con
netto ridimensionamento di Fiorenzo di Lorenzo) che d’importanti committenze
vaticane (ad esempio la decorazione della Loggia del Belvedere).
La mostra, concentrata nella sede di Terni (ma la visita
ad Amelia vale la deviazione), s’incentra su uno dei capolavori assoluti di
Piermatteo, il Polittico dei Francescani (1483-85), superba pala che accoglie – su un fondo
oro ormai inusuale per l’epoca e nella rara cornice della carpenteria originale
– le figure di quattro santi, Vergine e Bambino, stagliate con la potenza
luministica propria delle sperimentazioni a tempera tipiche del maestro
d’Amelia.
Ancora da segnalare sono la ricostruzione parziale
dell’altrettanto folgorante Pala degli Agostiniani e la delicata Madonna con
Bambino del Museo
di San Marco a Firenze. Mancano all’appello, è vero, proprio l’Annunciazione
Gardner e la cosiddetta
Madonna del 1481,
rimaste rispettivamente a Boston e Berlino, ma il percorso espositivo
sopperisce alla loro assenza con una ricca selezione di opere di riferimento
iconografico, tra cui spiccano alcuni notevoli Filippo Lippi e Antoniazzo Romano.
A proposito di quest’ultimo, peraltro, va dato conto della
perdurante controversia circa una possibile vicinanza/sovrapposizione di molti dipinti
proprio con Piermatteo. Di tale delicato rapporto si occupa l’esemplare saggio
in catalogo di Fabio Marcelli, che prospetta pure una nuova attribuzione,
quella del San Pietro del Museo di Hannover, il cui scioglimento viene senz’altro lasciato
ai prossimi tormenti della critica specialistica.
d’Amelia (Amelia,
Terni, 1448 ca. – post-1506), è stato a suo tempo pittore di chiara fama,
allievo e compagno di maestri come Filippo Lippi, Verrocchio, Ghirlandaio, Perugino, nonché destinatario d’importanti
commissioni nei principali centri rinascimentali – sua era l’originaria copertura
a volta stellata della Cappella Sistina, prima dell’intervento michelangiolesco
– ma che la storiografia successiva, complice un ampio corpus di lavori d’incerta attribuzione,
ha a lungo dimenticato.
A parte alcuni isolati interventi critici d’inizio Novecento,
in effetti, è solo grazie a ricerche di Federico Zeri dei primi anni ‘50 che la
centralità di Piermatteo nella pittura rinascimentale viene finalmente
riconosciuta e affermata. Zeri ebbe l’intuizione, confermata da successive
scoperte d’archivio, di attribuire a Piermatteo la celebre Annunciazione
Gardner (dal nome
del museo che la detiene, a Boston, dove giunse dopo una rocambolesca
fuoriuscita dall’Italia, complice il celebrato studioso Bernard Berenson) e un
gruppo di opere che, al netto di limitate oscillazioni, ha retto alla temperie
critica scatenatasi successivamente.
Intorno alla figura del maestro d’Amelia si è così giocata
una revisione profonda della storia della pittura rinascimentale, i cui primi
effetti sono stati una nuova considerazione sia dell’intera scuola umbra (con
netto ridimensionamento di Fiorenzo di Lorenzo) che d’importanti committenze
vaticane (ad esempio la decorazione della Loggia del Belvedere).
La mostra, concentrata nella sede di Terni (ma la visita
ad Amelia vale la deviazione), s’incentra su uno dei capolavori assoluti di
Piermatteo, il Polittico dei Francescani (1483-85), superba pala che accoglie – su un fondo
oro ormai inusuale per l’epoca e nella rara cornice della carpenteria originale
– le figure di quattro santi, Vergine e Bambino, stagliate con la potenza
luministica propria delle sperimentazioni a tempera tipiche del maestro
d’Amelia.
Ancora da segnalare sono la ricostruzione parziale
dell’altrettanto folgorante Pala degli Agostiniani e la delicata Madonna con
Bambino del Museo
di San Marco a Firenze. Mancano all’appello, è vero, proprio l’Annunciazione
Gardner e la cosiddetta
Madonna del 1481,
rimaste rispettivamente a Boston e Berlino, ma il percorso espositivo
sopperisce alla loro assenza con una ricca selezione di opere di riferimento
iconografico, tra cui spiccano alcuni notevoli Filippo Lippi e Antoniazzo Romano.
A proposito di quest’ultimo, peraltro, va dato conto della
perdurante controversia circa una possibile vicinanza/sovrapposizione di molti dipinti
proprio con Piermatteo. Di tale delicato rapporto si occupa l’esemplare saggio
in catalogo di Fabio Marcelli, che prospetta pure una nuova attribuzione,
quella del San Pietro del Museo di Hannover, il cui scioglimento viene senz’altro lasciato
ai prossimi tormenti della critica specialistica.
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a cura di Vittoria
Garibaldi e Francesco Federico Mancini
CAOS –
Centro Arti Opificio Siri
Viale Campofregoso, 98 – 05100 Terni
Museo Archeologico
Piazza Vera,
10 – 05022 Amelia (TR)
Orario: da martedì a
domenica ore 10-19 (a Terni, sabato ore 10-24)
Ingresso: intero € 9; ridotto € 7
Catalogo Silvana Editoriale
Info: tel. 199757516 / +39 0744285946 / +39
0744978120; www.piermatteodamelia.it
[exibart]
Ho avuto modo di vistare la mostra e trovo che oltre ad essere molto piacevole rappresenti un esempio molto importante di come un evento culutrale ( a mio avviso di ottimo livello) possa essere organizzato anche fuori da quelli che sono gli abituali circuiti turistico/culturali. Terni è una città fuori da detti circuiti (almeno per la parte culturale) e questo rappresenta a mio avviso un uteriore merito di chi quesa mostra l’ha pensata e organizzata.
Molto bello tutto il complesso del CAOS.
Bella mostra.
marco
questa la voglio vedere anch’io