In un percorso diviso tra Palazzo Chianini – Vincenzi, oggi sede della Galleria Comunale d’Arte Contemporanea, e la Sala di Sant’Ignazio (nell’omonima chiesa sconsacrata), Arezzo celebra Ottone Rosai, l’inimitabile cantore della terra di Toscana. Attraverso una quarantina di dipinti ed altrettanti disegni, l’esposizione abbraccia un arco di tempo che va dal 1913 al ’54 ed illustra i temi preferiti dal maestro, immergendoci nell’atmosfera rarefatta delle sue opere. E’ Firenze, la Toscana, ma è soprattutto l’uomo, con le sue ansie e la profonda solitudine che lo accompagna, la realtà che Rosai cerca e dipinge. Nei suoi quadri si riconoscono i luoghi da lui frequentati: le vie, le case, i caffè e poi la gente che incontra e si ferma a chiacchierare. Egli la fissa nella sua memoria e la ritrae con commossa partecipazione, condividendone le emozioni. Anche i paesaggi, popolati da casolari riscaldati dal tepore della luce solare, esprimono lo stesso senso di smarrimento e solitudine che pervade le sue tele. Dunque, filo conduttore della rassegna è l’umanità di cui è imbevuta l’opera di Rosai e, come afferma Luigi Cavallo, curatore della mostra, egli si dedica “agli uomini di tutti i giorni, elevati nel significato assoluto”. Si potranno ammirare dipinti quali “Via Toscanella” del 1922, “Suonatori ambulanti”, “Interno di caffè”, e ancora “Colline fiorentine”, “Il cancelletto rosso”, proveniente da una collezione privata di Novara, o l’inedito olio su cartone intitolato “Le Casacce”. Sono tutte opere che si presentano a noi nella loro semplicità e allo stesso tempo grandezza di sentimenti.
Francesca Matarrese
Visitata il 9 novembre 2001
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