Claude Monet (Parigi 1840, Giverny 1926) ovvero la “parola magica” che inserita nel titolo di una mostra garantisce un flusso record di visitatori. A lui è dedicata l’ultima mostra proposta da Marco Goldin, più di cento opere non tutte della stessa qualità e con alcuni inevitabili deja vu nel ciclo di mostre da lui organizzato negli ultimi anni. Tutte le tele hanno come tema la Senna, costante motivo ispiratore per gli impressionisti, attratti dal gioco dei riflessi e dagli effimeri effetti di colore sulla superficie dell’acqua.
Il percorso espositivo inizia con Corot e Daubigny tra i primi ad abbandonare la pittura accademica e dipingere la natura in modo non idealizzato. E poi Sisley, Pissarro, Caillebotte, Renoir e Monet. Pissarro ritrae i lungo Senna di Parigi e i ponti della città grigi nella nebbia (Il Louvre, mattino tempo piovoso) o illuminati dalla luce cristallina della primavera (Il Louvre, primavera). Sisley, forse l’unico vero paesaggista tra gli Impressionisti, preferisce la campagna dove la Senna scorre tra prati e piccoli villaggi.
Una sezione della mostra è dedicata a Caillebotte con le sue tele troppo grandi per essere dipinte en plein air, poco espressive a paragone delle opere dei suoi compagni. Ad eccezione di Canottiere con il cappello a tuba, in cui l’originale taglio dell’immagine riesce a far sentire lo spettatore “dentro” la scena.
E poi Monet e Renoir che seduti l’uno a fianco all’altro dipingono lo stesso soggetto Canottieri ad Argenteuil. A Brescia sono esposte entrambe le opere, testimonianza significativa della diversità dei due artisti; Renoir moltiplica i particolari e rappresenta un momento di svago con tante piccole barche a vela che animano il fiume, Monet fissa l’attenzione sul cielo -che occupa un’ampia parte della tela- e sui riflessi sull’acqua.
Il cuore dell’esposizione è dedicato al percorso creativo di Monet, dalle immagini dei viali lungo la Senna vibranti di luce, alla serie delle ninfee. Ne Il bacino di Argenteuil i pioppi si riflettono nell’acqua azzurra, grappoli di nuvole bianche scorrono nel cielo e danno all’acqua un riflesso violetto. Con un battello-atelier Monet percorre la Senna per dipingere l’acqua dall’acqua ed essere al centro di quei mutevoli riflessi colorati che attirano sempre di più la sua attenzione. Nel giardino della casa di Giverny crea uno stagno che riempie di coloratissime ninfee e sul quale costruisce un piccolo ponte in legno, ispirandosi alle stampe giapponesi che collezionava.
Il ponte e i fiori diventano il tema preferito dell’artista negli ultimi decenni della sua vita. Prima
Chiude l’esposizione un’opera straordinaria, Glicini. Uno sfondo verde, azzurro e lilla illuminato da intrecci di linee colorate gialle, rosa e bianche: non più l’impressione visiva, ma la sensazione, la rappresentazione delle emozioni del pittore di fronte alla bellezza della natura.
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