“La pittura non è fatta per decorare gli appartamenti, ma è uno strumento di guerra offensiva e difensiva contro il nemico”, scriveva Pablo Picasso. Una massima che torna subito alla mente visitando la mostra “Macchine da Guerra”, personale di Giosuè Quadrini, ospitata dalla Galleria Forzani di Terni. “Quando un conflitto giunge al suo culmine gli eserciti impiegano l’ultima risorsa, la più preziosa, quella che deciderà l’esito della guerra: le macchine da guerra – scrive l’artista – La potenza delle macchine da guerra moltiplica la furia distruttiva e lascia sul campo di battaglia solo brandelli di esistente. La guerra di un pittore, non è campale e non si svolge per la conquista di un pezzo di terra: è silenziosa – ma non meno efferata – e pretende lo spazio di un ricordo”. In un’era dove tutto si distrugge mano a mano che il tempo passa, c’è chi riesce a mettere da parte, accantonare. Fotografare gli istanti e riproporli, attraverso parole che diventano opere, per impedire allo scivolare degli anni di cancellare ogni traccia di ciò che è stato. Questo è ciò che propone Quadrini: artista emergente che ha molto da dire, e da mostrare. «Un uomo impregnato di rabbia e passione – spiega Chiara Ronchini, curatrice dell’esposizione -, a viso scoperto, senza strategie, armato di libertà e determinazione, tenta di preservare un mondo che si sgretola, lottando contro un tempo senza tempo, ricercando a mani nude quei piccoli brandelli di ciò che era, riuscendo anche se solo per un istante, a congelare istanti di vita, dialoghi interrotti, storie a metà, parole dette e non dette, forse immaginate, almeno in parte, ora e per sempre».
Per questo le opere di Quadrini sono sospese nello spazio più intimo, in un tempo che non tornerà mai più, ma che solo nell’attimo della loro creazione, rivivono e ritornano. Le sue tele sono delle istantanee: opere immobili che fotografano un momento, come se fossero state interrotte, dando vita a frammenti di storie – istanti, appunto – quindi attimi, sguardi e azioni. Parole solo accennate, oppure superstiti di un destino ancora indefinito, ma avvolte e quindi protette da un velo di cera, simbolo della loro fragilità.
«La scelta cromatica di tutte le sue opere sono tracce visive di ogni ricordo – spiega ancora Ronchini – le parole spezzate, sono la ri-costruzione frammentata, confusa e vaga, che si ha di ogni memoria. Nel silenzio assoluto, in mancanza di una forma ben precisa, l’artista tenta di ricreare la sua immagine, e nell’astrazione ritrova la sua espressione più vera». La vera anima che traspare dall’eleganza di queste opere, è senz’altro complessa, e pretende una profonda attenzione. Sono lavori che vengono da lontano: vissuti, usurati e sofferti, e per questo carichi di una potenza autentica. Nonostante la vulnerabilità fisica, queste opere resistono, non cedono, rimangono aggrappate a quest’esistenza, grazie al potere dell’arte, sostenute dalla forza instancabile di chi non si arrende. È questa la battaglia artistica di Quadrini. Ed è in qualche modo la battaglia di tutti noi, quella della vita. L’attaccarsi o difendersi in ogni lotta quotidiana, avanzando come macchine da guerra pretendendo un per sempre, almeno in un ricordo.
Alessio Crisantemi
mostra visitata il 5 novembre
Dal 5 al 20 Novembre 2016
Giosuè Quadrini, Macchine da guerra
Galleria Forzani
Via Mazzini 53, Terni
Info: www.facebook.com/GalleriaForzani/, 0744 405132
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trovo molto interessante il duplice mezzo e forma d'espressione della parola dipinta. E lo strumento della cera. peccato non poter riuscire a visitare questa mostra