Giunto al suo settimo anno consecutivo, il ciclo “Meteorite in Giardino” – che prende ispirazione da un’opera omonima di Mario Merz risalente al 1976 – ha presentato anche quest’anno una serie di appuntamenti in cui la contaminazione fra arte e musica contemporanea è stata nuovamente protagonista. Una variegata kermesse di arte e musica classica contemporanea a cura di Maria Centonze e con la direzione artistica di Willy Merz, che ha visto confrontarsi illustri rappresentanti della scena italiana e internazionale.
La grande novità dell’edizione 2014 vede la nascita di un programma OUT, che porta Meteorite in giardino oltre i propri confini geografici: dopo le cinque serate in cui si sono alternati momenti diversi nel giardino della Fondazione in via Limone, anche il Riso – Museo d’arte contemporanea della Sicilia a Palermo e il Nuovo Spazio di Casso – Dolomiti Contemporanee a Erto e Casso entreranno a far parte del programma, avviando una collaborazione attiva fra realtà italiane molto diverse l’una dall’altra.
«Le differenze arricchiscono, il racconto degli altri è stimolo per la comprensione […]. Meteorite in giardino oggi, grazie alla convergenza delle forze di Torino, Casso e Palermo propone un progetto espositivo e musicale di connotazioni territoriali e di forte vocazione alla circolarità delle proposte e delle idee» scrive la curatrice Maria Centonze.
La rassegna prende il nome di Meteorite in Giardino. L’opera d’arte contemporanea è ancora in grado di avere la forza prorompente di un meteorite che cade sulla Terra all’improvviso? «Spesso nell’arte gli effetti prorompenti dipendono dagli accadimenti che hanno determinato l’opera stessa. È molto più facile che l’innovazione nelle tecniche espressive e i linguaggi nuovi vengano letti meglio a distanza di tempo e con una conoscenza più approfondita dell’opera singola e del suo autore» spiega la Centonze. «Ciò che è importante è certamente l’emozione positiva o negativa che sia, che può creare nell’immediato la visione di essa, la possibilità che si crei un contatto, che origini uno stimolo per l’approfondimento, che susciti maggiormente quella curiosità che è sempre alla base di ogni conoscenza. Che l’arte tutta, sia un grande veicolo di comunicazione empatica e di pensiero è innegabile così come è innegabile il fatto che è dal grado di civiltà di una società che si misura la possibilità che venga dato lo spazio necessario perché l’espressione umana e artistica, quella libera, trovi i giusti canali per arrivare ovunque e a chiunque».
La famosa coppia di artisti Botto&Bruno indaga una spazialità senza confini: il piccolo protagonista del video L’enfant sauvage, ripreso per due anni dai due artisti nell’atto di correre per la città, attraversa gli spazi come se non avessero limiti, come se non ne esistesse un inizio e una fine; la città ridotta ad una larva dell’installazione Inter-urban sprawl è come una pellicola cinematografica srotolata, che parte da un fulcro centrale per appropriarsi di tutto l’ambiente circostante.
I confini geografici, le linee spaziali che disegnano il mappamondo sono letteralmente sbriciolati dall’azione di Cecilie Hjelvik Andersen: non esistono limiti spaziali, così come non ne esistono di temporali; nel continuum del processo creativo la stessa storia si riscrive mille e mille volte, sempre diversa. Pur partendo dallo stesso centro, essa si sviluppa ogni volta con tasselli diversi dello stesso puzzle, ordinati in sequenze differenti.
Presa in mano una conchiglia, l’artista Alessandro Piangiamore prova a tagliarla con un coltellino fino a consumarla. L’azione ripetitiva ha lo stesso suono stridente di un coltello sulla pietra, delle unghie che graffiano una lavagna. La conchiglia, che avvicinata all’orecchio ricorda il magico rumore del mare, anello di congiunzione tra temporalità diverse si disfa aprendo i confini ad una dimensione fuori dal tempo stesso. In sottofondo le improvvisazioni di Agalula-Check ensamble elettrico e Vaghe Stelle, il violoncello di Umberto Clerici accompagnato al flauto da Giampaolo Pretto e il trio di Maurice Bourgue, Diego Cantalupi e Diego Chenna, rispettivamente all’oboe, alla tiorba e al fagotto.
Prima degli appuntamenti del 12 settembre a Erto e Casso e del 24 settembre a Palermo, la rassegna ha visto protagonisti ancora Michael Fliri accompagnato dalla pianista Alessandra Ammara (martedì 22 luglio) e di Andrea Caretto e Raffaella Spagna con il contributo musicale di Umberto Clerici al violoncello classico e Luca Morino dei Mau-Mau alla voce. Tra i confini spaziali aperti di Botto&Bruno e Andersen e la temporalità senza soluzione di continuità di Piangiamore, il tema che gli artisti raccontano quest’anno sembrerebbe quello dell’assenza di confini e dunque di una certa libertà di espressione che appartiene al fare artistico. Lo stesso varrà per gli altri due appuntamenti? «Si, nel senso che comunque sempre, nelle opere degli artisti ricorre il tema della libertà intesa come assenza di restrizioni culturali, confini fisici, che limitino l’espressione dell’individuo in quanto tale e in quanto artista››. Spiega ancora la curatrice: ‹‹il “fare” dell’artista, per definizione, ha bisogno di non avere lacci: gli spazi interiori ed esteriori vengono ridefiniti dall’opera stessa»,
Alessandra Caldarelli
2 – 10 – 15 – 22 – 29 luglio 2014
Fondazione Merz, Torino
12 settembre 2014
Nuovo Spazio di Casso – Dolomiti Contemporanee, Erto e Casso (PN)
24 settembre 2014
Riso, Museo d’arte contemporanea della Sicilia, Palermo
Info: Nuovo Spazio di Casso – Dolomiti Contemporanee a Erto e Casso (PN) – www.dolomiticontemporanee.net
Riso, Museo d’arte contemporanea della Sicilia, a Palermo – www.palazzoriso.it