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15
ottobre 2018
Fino al 22.XII.2018 Walead Beshty, Aggregato Thomas Dane Gallery, Napoli
altrecittà
Una collaborazione importante, quella tra il gallerista Thomas Dane e l’artista Walead Beshty, londinese di nascita ma con base a Los Angeles, che alla sua prima personale in Italia ha presentato lavori realizzati negli ultimi dieci anni.
La ricerca di Beshty è fortemente influenzata dall’idea di superamento del concetto tradizionale di opera d’arte, attraverso l’inclusione di tutte le fasi del lavoro all’interno del prodotto finale, inglobando anche le diverse tracce o gli interventi che gli svariati, potenziali attori possono lasciare sull’intero percorso. È così che il processo creativo stesso diventa opera d’arte, stravolgendo in questo modo anche il ruolo dell’artista/creatore che, in quest’ottica, ha il merito di avviare il concatenarsi di idee/concretizzazioni fino alla sviluppo finale, in una maniera che ricorda il concetto filosofico aristotelico della divinità come primo motore e causa del divenire dell’universo.
È a partire da questo pensiero che nasce una produzione variegata e complessa, la cui evoluzione è riscontrabile all’interno del percorso espositivo, come nella serie di FedEx Boxes, lavori scultorei maturati a partire dal 2005, in cui l’artista confeziona le sue opere in scatole FedEx e le spedisce per mostre e gallerie in tutto il mondo. L’oggetto tridimensionale che viene spedito non è altro che la forma in vetro laminato che ricalca alla perfezione quella delle scatole di spedizione FedEx. Tali oggetti assumono la dignità di lavoro artistico solo dopo la prima spedizione, in cui, in assenza di particolari protezioni, vanno inevitabilmente incontro a danni, per via delle naturali manipolazioni dei corrieri che, così facendo, lasciano inconsapevolmente le loro tracce sul prodotto artistico. Una volta eliminati i frammenti, le forme esposte vengono catalogate per data di spedizione, numero di tracciamento e dimensioni della scatola di spedizione, diventando così ognuna unica nel suo genere. Qui l’artista non solo è affascinato dalla documentazione del percorso di ogni pacchetto dal momento della spedizione fino alla sua destinazione, ma trova anche singolare il fatto che una società di tracking come FedEx abbia la possibilità di mantenere un diritto d’autore sul volume esatto di una scatola, diventando de facto possessore di un’entità astratta come la forma.
Walead Beshty, Aggregato, veduta della mostra. Foto di Francesco Squeglia
La ricerca estetica di Beshty trova un habitat all’interno degli ambienti della galleria, inseguendo l’idea di simbiosi con lo spazio e facendo in questo modo uscire la natura più complessa dell’opera d’arte, dove parte del lavoro compiuto dall’artista, che resta solitamente invisibile, viene insolitamente messo al centro, attraverso una minuziosa forma di catalogazione e documentazione. Questo tipo di visione è presente in un lavoro come Prologue (2013), dove l’artista realizza dei grossi volumi di catalogo, presentati nel primo grande ambiente della galleria e ottenuti in seguito alla realizzazione di un altro progetto, presentato al Barbican Centre di Londra, dal titolo A partial disassembling of an invention without a future: Helter-Skelter and random notes in which the pulleys and cogwheels are lying around at random all over the workbench, in cui l’artista ha tappezzato con oltre 10mila stampe in cianotipia il muro del The curve. Questo archivio, esposto per la prima volta, contiene oltre mille immagini di oggetti, appartenenti anche alla sfera personale dell’artista, stampati seguendo la stesso procedimento tecnico utilizzato per l’installazione del Barbican.
Non mancano nell’esposizione connessioni e riferimenti al territorio napoletano, visto anche il periodo di residenza dell’artista in città, come è possibile vedere in lavori come Cortés, dove inserisce all’interno di un suo lavoro interventi di maestranze d’eccellenza del territorio campano, legati alle ceramiche di capodimonte o, ancora, in un lavoro come Il Mattino, Giovedi 20 settembre 2018, dove taglia e ricompone la prima pagina del famoso quotidiano di Napoli, utilizzando la foglia d’oro per far risaltare i piccoli spazi vuoti in prossimità delle incongruenze presenti nella carta, certamente ispirato dalla pratica giapponese del Kintsugi, che consiste nel riparare oggetti in ceramica utilizzando l’oro per saldare i frammenti, in modo da donare una nuova vita estetica all’oggetto, rispondendo filosoficamente a una rottura o ferita.
Emanuele Castellano
Mostra visitata il 22 settembre
Dal 22 settembre al 22 dicembre 2018
Walead Beshty, Aggregato
Thomas Dane Gallery
Via Francesco Crispi, 69 – 80122, Napoli
Orari: dal martedì al sabato, dalle 11 alle 19
Info: naples@thomasdanegallery.com