E’ proprio l’aspetto rappresentativo/narrativo del cinema ad
ispirare Mariana Ferratto (Roma
1979, vive a Roma) per questo nuovo progetto espositivo, nato dall’evoluzione
del lavoro che l’ha portata in residenza a la Cité Internationale des Arts di
Parigi nel 2010-2011, in collaborazione con gli Incontri Internazionali d’Arte.
Confermando la scelta di abbandonare la propria figura nel ruolo
di protagonista-performer, punto di riferimento dei lavori precedenti – come
preannunciava con la personale del 2009 I
pesci rossi crescono in base alla dimensione del loro acquario – l’artista
si pone ora nel ruolo di regista.
“Ho scelto questo titolo –
‘Ciao’ – perché é il saluto di addio e incontro.”, spiega Ferratto. “I miei
genitori sono argentini, io ho vissuto quasi tutta la mia vita in Italia, ma
siamo sempre andati a trovare i parenti in Argentina, una o due volte l’anno. Questi
viaggi così lontano sono brevi, per cui incontri e addii sono sempre stati
ravvicinati tanto da essere quasi sensazioni speculari. Da qui è nata l’idea
del lavoro.”.
Due momenti consecutivi, raccontati in una soluzione di
continuità, senza che ci sia il riferimento al prima o al dopo: un frammento
spazio-temporale in cui tutto può
succedere, non una storia triste e nemmeno felice. Un momento
sospeso, quindi, che appartiene al vissuto di chiunque, e che si apre a letture
differenti.
“Il video dura circa 5
minuti, ma va in loop. Una specie di cerchio, con due momenti centrali: una
parte in cui non si sa se la protagonista femminile arriva o parte, e l’altra
in cui c’è il passaggio da un’emozione all’altra.”.
La rappresentazione cinematografica, benché l’artista non
provenga da studi del settore, è un’esigenza per lei, in quanto è il linguaggio
che meglio riesce a trasportare lo spettatore, coinvolgendolo emotivamente in
maniera diretta.
Supportata da un equipe di collaboratori, alcuni come lei in
residenza alla Cité, altri professionisti – Aurore Cohen e Olivier Meurville (attori); Silvina Stirnemann (camera e
montaggio); Christian Bogey (direttore
della fotografia); Bruno Werzinski (fotografo di scena); Margarita Marchioni
(segretaria di edizione); Miroslava Grundelova (musiche) – Mariana prende in
esame una serie di film, soffermandosi in particolare su Stazione Termini (1953) di Vittorio De Sica, Un homme et une femme (1966)
di Claude Lelouch e El secreto de sus ojos (2009) di
Juan José Campanella.
L’atmosfera fuori dal tempo è sottolineata dall’uso del bianco e
nero, che torna anche negli scatti esposti in galleria.
Immagini fotografiche realizzate a Parigi, in giro per le
stazioni ferroviarie, durante i sopralluoghi che avrebbero portato l’artista a
scegliere la location della Gare d’Austerlitz, stazione ottocentesca
con due soli binari, il n. 16 e 17.
Diversamente dalle
immagini del video, in cui i protagonisti sono una donna e un uomo, nelle
fotografie non ci sono persone, lo spazio architettonico – contenitore delle situazioni/emozioni
– è congelato nel bianco e nero, mentre il colore connota gli esterni.
Parallelamente, nati dalla selezione delle molte foto di scena
scattate durante le riprese, i dettagli
fotografici a colori, organizzati in trittici, giocano ancora una volta nel
dialogo/confronto tra messa a fuoco e sfocato, su tutto ciò che avvolge
l’azione.
manuela de leonardis
mostra
visitata il 23 febbraio 2011
articoli correlati:
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Take Five – Roma, VM21 Arte Contemporanea
My Generation – Roma, Museo Canonico
Dal 25 febbraio al 23 aprile 2011
Mariana Ferratto, Ciao
The Gallery Apart
Via di Monserrato, 40
Orario mar – sab 16,00-20,00 (ch. dom e lun) o su appuntamento
ingresso libero
Info: tel./fax +39 0668809863
info@thegalleryapart.it
www.thegalleryapart.it
[exibart]
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