Ahmet Ögüt nato in Turchia nel 1981 e olandese d’adozione, (la mostra è stata infatti supportata dalla Reale Ambasciata olandese) espone presso la Fondazione Giuliani poche opere del suo lavoro lasciando spazio alla stessa collezione Giuliani.
Obiettivo principale della mostra Once upon a time a clock-watcher during overtime hours, curata da Adrienne Drake, è quello di dar vita a diverse interpretazioni delle opere esposte, già di chiara fama, ma ricontestualizzate negli ambienti della fondazione, attraverso i legami instaurati fra loro.
Ögüt sceglie le opere di Marina Abramovic (Belgrado, 1946), Giovanni Anselmo (Borgofranco d’Ivrea, 1934 – Firenze, 1988), Carl Andre (Quincy, 1935), Mircea Cantor (Oradea, 1977), Peter Coffin (Berkeley, 1972), Cyprien Gaillard (Parigi, 1980), Joseph Kosuth (Toledo, 1945) e Sisley Xhafa (Peja, 1970) con lo scopo di provocare nello spettatore una coscienza critica, una riflessione sulla singola opera in relazione all’ambiente.
Un particolare aspetto è rivolto al rapporto fra la storia, e dunque il passato, il presente e il tempo. Quattro in totale le sue opere esposte, ognuna delle quali, reca una grande ironia e coinvolgimento del pubblico, a cui si rivolge, che è chiamato a partecipare attivamente. Nella prima, seguendo il percorso espositivo, River Crossing Puzzle trasforma un gioco per bambini in un enigma da adulti, carico di elementi simbolici. Le sagome di un artificiere, una signora, una bambina, un cane e attentatore divengono protagonisti di un simpatico rompicapo che lo spettatore deve cercare di risolvere.
L’installazione Tasca che punge (Itching Pocket) di Mircea Cantor, fa da tramite alle sale interamente dedicate al lavoro di Ögüt . In 1 of 1000 Ways to Stabilise a Wobby Table, diversi tavoli sono ‘sorretti’ da blocchetti di banconote e in My Spy Desk lo spettatore diviene l’ispettore che indaga fra gli oggetti dell’artista stesso. In Wikipolis Ögüt compone una scena di Metropolis di Fritz Lang con un’immagine di un ex bunker nucleare a Stoccolma e che oggi ospita due servers di WikiLeakes. Una critica sociale e contemporanea, dunque quella dell’artista turco, che si svolge attraverso le sue opere e quelle dei suoi ‘amici’.
A conclusione del percorso nel lavoro di Peter Coffin Untitled (surrealist Frame), diverse cornici industriali sono sospese l’una accanto all’altra ad occupare un’intera parete, mentre Beh Rang di Xhafa è inserito nella ricontestualizzazione ambientale di Ögüt che trasforma le pareti in superfici bruciate dalle fiamme e nel film di Cyprien Gaillard Real Remnants of Ficttive Wars, Part II le immagini a ritroso di un treno sui binari scorrono suggestivamente in loop per 7 minuti.
Dunque se da un lato l’azione di Ögüt è lodevole al fine di rendere omaggio a questi grandi artisti e ‘sfruttare’ la collezione Giuliani dall’altro, volendo fare l’avvocato del diavolo, risulta strategica la sua scelta, creando l’occasione per inserire le sue opere in una collettiva ad hoc con nomi di grande fama. Ma come biasimarlo? Il suo ruolo, risulta cosi, a metà fra l’artista e il curatore scegliendo gli accostamenti fra le opere e la creazione di appositi ambienti atti a risaltarne le potenzialità critiche.
giorgia salerno
mostra visitata il 2 maggio 2011
dal 30 aprile al 23 luglio 2011
Ahmet Ögüt. Once upon a time a clock-watcher during overtime hours
Fondazione Giuliani
Via Gustavo Bianchi, 1 – 00153 Roma
Orario: da martedì a sabato, dalle 15.00 alle 19.30, e su appuntamento
Ingresso gratuito
Info: tel. 0039 06.57301091
info@fondazionegiuliani.org www.fondazionegiuliani.org
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