Esattamente come le materie che utilizza per le sue opere, la ricerca artistica di Eliseo Mattiacci è solo in apparenza bloccata entro valori meramente di superficie; nasconde in realtà una natura quanto mai stratificata e densa, viva ed energica. La mostra “Misurazioni”, ospitata all’interno dei due spazi fiorentini della Galleria Poggiali, tenta di restituire la complessità del lavoro di questo artista marchigiano, attraverso una selezione di opere incentrate sul tema della cosmologia.
Non è un caso che ad aprire il percorso espositivo sia Misurazione dei corpi celesti del 2003, opera paradigmatica intorno cui si costruisce il concept dell’intera mostra. Riproduzione metallica sovradimensionata di un compasso da scultore – strumento che permette di misurare i volumi – posta in equilibrio verticale da un magnete alla base, essa invita infatti ad una riflessione sia sulla scissione fra tradizione e contemporaneità del medium scultoreo, sia su alcuni topoi della produzione dell’artista, come il potere dell’invisibile, la relazione tra l’uomo e l’infinito cosmico, la purezza delle forme e della materia.
Misurazione dei corpi celesti, 2003-2004, ferro e calamita, cm 265×125
È vero in effetti che Mattiacci attraverso il suo lavoro inevitabilmente delimiti l’infinito cosmico, e dunque lo renda misurabile e percepibile nello spazio umano. Tuttavia è pur vero che ciò che sembra interessare veramente l’artista non siano tanto la misurazione dell’universo e la sua esatta riproduzione, quanto casomai la creazione di infiniti universi possibili dominati dal caso. Se la determinazione dimensionale del reale prevede un rapporto subordinato con esso, e dunque un’arrendevolezza positivista che porta alla mimesi, è attraverso l’atto creativo che si può dar libero sfogo all’immaginazione artistica. Ed è così che nei suoi disegni a china Corpi celesti (sono cinque quelli presenti in mostra), accanto a grandi globi colorati compaiono gocciolamenti di colore, come satelliti di pianeti, lasciati sul foglio a sottolineare la potenza creativa del caso. L’operare dell’artista viene dunque equiparato a quello del Creatore dell’Universo, esaltando così l’arte come supremo e primigenio atto fondativo.
In questa energia primordiale, dove il caos pare dominare (si veda Corpo celeste. Meteorite del 2008, che, con la sua ingombrante massa informe fatta di trucioli metallici, occupa la sala di Via Benedetta), si inserisce però la necessità di riportare tutto all’ordine determinante della geometria, attraverso l’uso di forme pure, come il cerchio e la linea retta. I due lavori intitolati entrambi Dinamica orizzontale del 2010 ne sono l’esempio più calzante: dischi metallici appoggiati su travi d’acciaio poste in orizzontale, le quali ne canalizzano e determinano il moto.
Questa tensione tra ordine e disordine, forma e materia, geometria e amorfismo, dunque tra kòsmos e kàos, percorre l’intera mostra fiorentina, creando un dialogo nient’affatto banale con la cultura quattrocentesca della città, quando la fiducia nell’uomo e nelle sua capacità di determinazione dello spazio governavano le scelte artistiche dei padri del Rinascimento.
Stefano Farinelli
mostra visitata il 30 ottobre 2017
Dal 28 ottobre 2017 al 24 febbraio 2018
Eliseo Mattiacci. Misurazioni
Galleria Poggiali
Via della Scala, 35a; Via Benedetta, 3r – 50123 Firenze
Info: +39 055 287748; info@galleriapoggiali.com; galleriapoggiali.com