L’opera eccentrica di un artista sognatore, immersa tra le sfumature rinascimentali della pittura di ambito del
Pinturicchio. È l’insolito scenario che incarna l’
Incredibile apparente di
Marc Chagall (Vitebsk, 1897 – Saint-Paul-de-Vence, 1985) fra le mura trecentesche di Palazzo Pietromarchi. Nella sua longevità umana e artistica, il pittore russo fece proprie le esperienze tratte da diversi ambienti e avanguardie storiche, senza mai partecipare a nessun movimento, preferendo ascoltare gli influssi creativi provenienti dalla vita popolare della sua Bielorussia e della cultura ebraica.
Le due collezioni esposte esaltano proprio le radici umane dell’artista attraverso le illustrazioni di due opere letterarie di cui Chagall sposa i contenuti.
Le Anime Morte riproduce in 96 incisioni all’acquaforte il romanzo incompiuto di Gogol, mentre in
Esodo il pittore riassume in 24 litografie a colori il momento biblico affine alle sue origini ebraiche, scaturite da un profondo studio interiore e una sentita ricerca spirituale. Chagall non viene certo ricordato tra i grandi del Novecento per questi due cicli di illustrazioni, ma nelle due collezioni lo stile inconfondibile dell’artista si esalta in libertà prospettiche e in una forte spontaneità creatrice, evidente in ogni singola tavola. Ma senza uscire dal contesto letterario.
Nelle incisioni, realizzate negli anni ‘20, Chagall si rivela un illustratore acuto e minuzioso, evitando spunti satirici o caricaturistici, ma riportando con ricchezza illustrativa scene di vita, offrendo una visione acuta degli aspetti quotidiani di uno spaccato della Russia, imperniato sulle desolanti condizioni di civiltà di metà Ottocento, come tracciato da Gogol. Non si può apprezzare, in questo corpus, la profondità del colore di Chagall pittore, ma il ciclo non lascia alcun rimpianto al visitatore, che accoglie la passione con cui l’artista si dedicava all’attività incisoria, per lui “
mai mero riflesso della pittura” ma strumento “
sensibile e raffinato”.
Colori che dominano invece la storia dell’Esodo, con una serie di litografie in cui Chagall, ormai anziano, archivia il rimpianto per non aver potuto usare il colore nell’illustrazione della Bibbia, realizzata negli anni ‘30, per la mancanza all’epoca di strumenti litografici. E la voglia dell’artista nell’eseguire il lavoro si percepisce nella freschezza delle composizioni, nonostante soggetti come
La nascità di Mosè, o
Mosè e il serpente li avesse già interpretati in precedenza.
Chagall considera la Bibbia “
la principale fonte di poesia di tutti i tempi” e la sua convinzione nel definire l’artista “
lo stilo di Dio” si traduce in quelle tavole dove la schiettezza dei contenuti, comprensibili agli occhi di chiunque, descrive le scene bibliche in modo più diretto delle parole del testo sacro: risultato del connubio tra il pensiero populista dell’autore e la dottrina religiosa. Conservando, tuttavia, il carattere onirico e all’apparenza fantastico tipico di Chagall, elevato da un innato talento come “cantastorie”.