Cambio della guardia. Non si dice così in gergo militare? A distanza di un anno e mezzo il Distretto di Como torna a cambiare completamente volto per una ventina di giorni, a farsi ricettacolo espositivo per una truppa di artisti giovani più o meno noti, volti alla sperimentazione contemporanea. Creando un connubio effettivamente attraente tra le numerose sale dell’edificio -una volta camerate per i militari- e le opere polivalenti delle reclute artistiche, alcune matricole, altre non più. E il cambio della guardia è totale.
Ciascuno degli oltre cinquanta interpreti, nessuno dei quali già presente nella prima edizione della collettiva (nel novembre 2004), riempie di sé una delle sale disposte su due lunghi corridoi della palazzina, intervenendo nelle maniere più diverse: molte installazioni (di cui qualcuna site-specific), poca pittura, qualche video, parecchia fotografia. Con qualità in saliscendi, inevitabilmente: picchi veramente interessanti e scoperte curiose, qualche piattezza e una spolverata di banalità. Ma bisogna dare atto ai quattro giovani curatori (Cecilia Antolini, Norma Mangione, Ivan Quaroni, Alessandro Trabucco) di aver dato vita ad una panoramica artistica fresca e curiosa, che esorcizza del tutto il rischio di ripetitività. Sfruttando uno spazio insolito dalle enormi potenzialità espositive, sorta di rigoroso alveare con cellette spoglie, perfette per l’interpretazione artistica. Prendiamo ad esempio i bagni: diventano una piccola galleria per i disegni e gli acquerelli di Elisa Gallenca (Torino, 1971), una perfetta ambientazione per la bella video-installazione del gruppo OLO, un ricettacolo buio necessario alla splendente figura femminile intarsiata di luce da Alessandro Lupi (Genova, 1975).
Tutto il resto è un susseguirsi di sorprese, si entra e si esce dalle stanze con piacevole curiosità, ritrovandovi qualche vecchia conoscenza (Nicola Vinci e Marcello Moscara per la fotografia, Andrea Mastrovito con un’installazione molto divertente, Marco Grassi per la pittura, con un paio di ottimi lavori militareschi su compensato); e qualche interessante nuova proposta (la giovanissima Tamara Ferioli, le teche di plexiglass rosso di Alessandro Giordani, il divertentissimo laboratorio d’alchimista di David Reimondo). Degno di nota anche il video di Chiara Pirito, Sos puppos, storia agrodolce di un’enorme donna piangente e di un bambino che la scopre così fragile. E ancora la bellezza essenziale dell’installazione arcaica di Marco Porta, il militarismo nostalgico di Michelangelo Galliani, l’angoscia cupa del video dei Masbedo. Ora attendiamo con ansia la prossima puntata. Quale sarà il sottotitolo di Allarmi 3? Si accettano scommesse.
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Il sito della mostra
barbara meneghel
mostra visitata il 13 maggio 2006
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