Dopo aver ospitato un’esposizione dedicata alla scultura italiana dei primi cinquant’anni del secolo scorso, la città del Palladio dedica ora una retrospettiva agli artisti più rappresentativi dal secondo dopoguerra. L’allestimento è suggestivo: dalle volte in legno della basilica progettata dal grande architetto pendono delle tende bianche di grande impatto visivo che servono sia ad evitare che l’orizzonte visivo delle opere si confonda sia a parcellizzare l’imponente volumetria del salone.
La prima opera è la Cavalla che allatta in terracotta di Arturo Martini in cui la vitalità primitiva dell’animale viene accentuata dai segni dei polpastrelli su tutta la superficie. A fianco il Ritratto della Signora Van Nevill di Giacomo Manzù, in bilico tra avanguardia e figurazione classica, mentre propende decisamente per quest’ultima il nudo femminile di Francesco Messina del ’67.
Nello stesso anno Fausto Melotti realizza la raffinata Scultura G, formata da nove cerchi d’acciaio dai cui apici pendo una sfera metallica fissata con un filo quasi invisibile. Difficile poi non essere colpiti dal rosso Bifrontale dalla volumetria quasi ludica di Pietro Consagra, mentre tra le opere dei fratelli Cascella spicca Duccio e io realizzato da Pietro.
La totemica e postmoderna Colonna del viaggiatore di Arnaldo Pomodoro sembra invece contrapporsi alla corposa massa orizzontale in bronzo lucidato di Folla del fratello Giò e alla ancor più corpulenta bidimensionale Nascita di Venere di Francesco Somaini, presente anche con un evocativo Grande ferito realizzato con scarti di lavorazione industriale.
Decisamente astratta e silenziosa Ombre di piramide T.28 di Giuseppe Uncini (giocata, come suggerisce il titolo, non più sulla materia bensì sulle ombre che essa produce), che fa quasi pendant con il Ferro spezzato di Giuseppe Spagnulo, due spessi triangoli di acciaio neri lacerati da una lama di vuoto. Accarezza lo sguardo l’uomo in legno di Mario Ceroli attraversato da mille profili fluenti (Il vento), mentre sono baciate dal sole le due semilune Santa Monica di Mauro Staccioli, collocate in posizione divergente come due enormi spicchi d’arancia lasciati casualmente su di un tavolo. Alik Cavaliere, grazie anche all’utilizzo di uno specchio, ha la cura di mostrarci tutte le fasi della vegetazione in Il fiore, i fiori, le radici, la terra, ma anche di fare un po’ di politica (W la libertà) mentre Valeriano Trubbiani sono presenti dei curiosi ibridi animal-pop ironici e grotteschi. Grottesca e accigliata è la Figura di donna di Giuliano Vangi, con le mani inquiete protese in avanti come il Papa di Floriano Bodini. Due le presenze femminili, tra cui la particolarmente ispirata Si accumula molto lavoro di terracotta e legno di Cornelia von den Steinen, mentre non potevano mancare Mimmo Paladino e Igor Mitoraj, inequivocabilmente riconoscibili.
Intelligente l’impostazione della mostra che non vuole costruire teorie e idee ma sceglie un approccio ai singoli artisti come chiave di lettura di un’arte che, mai come questi ultimi cinquant’anni, sembra percorsa da innumerevoli stimoli. Talvolta divergenti e piacevolmente contraddittori.
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Chi sei? Sono di Vicenza e non ti conosco...
è una mostra che non va a vedere nessuno. langue tristemente.
'comperata' pronta dall'amministrazione, ha gravi lacune (pino pascali, ad esempio?), è vero come scrive il bravo recensore che ci sono bei nomi di scultori, ma forse perchè han trovato solo quelli in prestito? e chi sono invece gli altri scultori sconosciuti infilati qui e là? .... amici degli organizzatori? cose che van vendute?
l'allestimento, che soffoca le opere, è dovuto al fatto che nel salone più di tanto, come negli scacchi di harry potter, non si può pesare sul pavimento della basilica! catalogo e invito con una bellissima grafica, il resto ahimè, non è piaciuto nemmeno a certi visitatori colti finiti lì per sbaglio...
sono il "bravo recensore". mi sembra ingenerosa la critica che fai all'allestimento, che fa del suo essere aereo il suo punto di forza. personalmente mi lascia del tutto indifferente le motivazioni di natura statica, a me sembra che visivamente funzioni. poi la scelta degli scultori mi sembra abbastanza rappresentativa, anche se forse si sente la mancanza di giacometti...
per il catalogo è sostanzialmente una bio degli autori, ma non serviva di più per una mostra che vuol "mostrare" più che "insegnare". mi dispiace che invece non ci sia nessuno che vada a vederla. e forse la colpa non è solo degli organizzatori ma anche di chi dovrebbe curarne la promozione...