Un’unica stanza, bianca, essenziale, al cui interno pare dispiegarsi un universo intero, quello dell’artista georgiana Sophia Ko Chkheidze, che attraverso il suo lavoro ci proietta in un’affascinante riflessione sul tempo e sull’arte.
Una mostra raccolta, pochi i quadri esposti, composti di cenere e di pigmenti di colore compressi dal vetro in un equilibrio fragile e inquieto. Immagini di terre desertiche, geografie arse e screpolate che franano in crolli, fratture e squarci si contrappongono su pareti opposte a paesaggi cosmici di un nero intenso, punteggiati di galassie dai colori freddi, mentre sugli altri lati della sala, come due punti focali, si fronteggiano due piccoli lavori.
Forme arcaiche dalle suggestioni preziose, risultato di una ricerca che indaga il senso stesso dell’immagine e il suo significato nel tempo.
Sophie brucia le immagini di capolavori del passato e ne usa le spoglie per costruire forme nuove.
Ma quello dell’artista non è un gesto dissacrante, non è un atteggiamento iconoclasta a guidarne il lavoro: al contrario le sue opere sono l’espressione di una volontà conservativa, racchiudono un intento salvifico dell’immagine di partenza e ne divengono fondamentale presupposto di sopravvivenza. Le opere di grandi maestri si trasformano per resistere al tempo, per sfuggire alla fine della loro esistenza.
Sophie reinterpreta il genere della vanitas, compone multiformi clessidre che divengono testimonianza tangibile dell’inesorabile trascorrere del tempo. E proprio come in un orologio a polvere, con un movimento impercettibile, le geografie temporali si muovono e si rinnovano in un continuo divenire che è inizio di infiniti inizi.
L’origine dell’immagine però non va persa, non si dissolve nella ciclicità della sua eterna rinascita. La memoria dell’opera primigenia è custodita con cura e svelata delicatamente dall’artista nelle scelte compositive e formali, nella materia stessa delle geografie temporali.
È nella disposizione dei pannelli del grande trittico dalle tinte rosate, che ricorda il formato delle pale d’altare nordiche apribili, ma anche nella scelta stessa di utilizzare pigmenti puri, caratteristici del fare pittorico tradizionale, che affiorano gli echi di un passato lontano. E ancora nella polvere d’oro di ”Titanio”, dagli eleganti richiami bizantini, che nella mostra si specchia, in un dialogo di grande eloquenza, in ciò che resta di un’immagine che non si è lasciata corrompere: un raffinato panneggio rinascimentale che avvolge con dolcezza il grembo immacolato della Vergine. È questo frammento la traccia di un punto di partenza ma anche di arrivo, un resto incombusto che contiene in sé il senso e la grazia dell’intero lavoro di Sophie.
Antonia Bertelli
mostra visitata il 27 settembre
Dal 27 settembre al 25 ottobre 2014
Sophie Ko Chkheidze
AplusB contemporary art
Via Gabriele Rosa, 22a – 25121 Brescia
Orari: da giovedì a sabato, ore 15.00-19.00 e su appuntamento