La relazione tra uomo e natura è, in tutta la storia
dell’arte, fra i temi più indagati e dibattuti. E i processi stessi di
trasformazione della materia sono oggetto – e spesso soggetto – di molte delle
sperimentazioni che, a partire dall’Arte Povera, caratterizzano le produzioni
contemporanee. I passaggi di stato, dal liquido al gassoso e al solido, sono
infatti come la metamorfosi artistica nell’impalpabile passaggio che vede
l’idea diventare forma.
In estate, aspettando cioè la stagione fredda, la neve
diviene uno dei possibili pretesti climatici, nella cornice naturale della
Valle d’Aosta, per osservare le fasi di transizione e le sfumature proprie
della creazione dell’opera. Dalla rappresentazione del ghiaccio ai candidi
fiocchi, sino allo studio di una natura antropizzata e in pericolo, i lavori
dei 33 artisti in mostra si presentano come geografie, fisiche e mentali, della
contemplazione.
Come sottolinea anche l’attento testo in catalogo, riferendosi
ai romanzi di Emily Dickinson e Orhan Pamuk, in cui neve è soprattutto “
silenzio”, ossia
“ciò che si sente
dentro”.
Si dispiegano così immagini, fotografiche e video, di
orizzonti innevati, ghiacciai e panoramiche alpine. A tratti decorative o
complementi d’arredo sembrano le vette di Salvo, Hiroyuki Masuyama, Armin Linke e Luca Artioli. E a causa, forse, anche
dell’affollamento delle numerose opere nello spazio espositivo. In ogni caso,
le loro immagini valgono quali testimonianze visive ed emotive della solitudine
creativa di ogni singolo.
La sacralità di una visione, o quasi di un rito cadenzato,
è rintracciabile nei video di Sabrina Mezzaqui, dove lo scioglimento di un
fiocco ghiacciato e la lenta nevicata notturna in un campo sportivo appaiono
semplicemente per quello che sono: natura viva. In questa direzione si colloca
anche Rugiada
di Massimo Bartolini, una lastra di smalto su alluminio con gocce d’acqua, materia in
trasformazione, simbolo della grazia legata al mistero del sangue del
Redentore.
Anche Donato Piccolo, con Hurricane, contribuisce alla materia
pulsante. In un parallelepipedo trasparente, grazie a un sistema di
ventilazione, nebulizzazione e illuminotecnica, l’artista ospita un uragano
miniaturizzato. Ed è di nuovo un fenomeno naturale, seppur indotto
artificialmente, a condurre il visitatore in uno stato mentale.
A riscoprire invece miti, leggende e archetipi sono Igloo di Mario Merz – casa, cupola e caverna, ma
soprattutto forma ideale – e l’immagine de Il Silenzio delle Fate di Giuliana Cunéaz. Un circuito musicale che
riuniva, con leggii e spartiti di marmo, 24 località legate all’apparizione di
una fata in una composizione sonora solo scritta, dove l’unico suono udibile
era l’eco delle montagne.
Mentre l’installazione fotografica di
Roni Horn mostra la relazione speculare tra
uomo e natura in cui si tenta di costruire la natura a umana immagine e
somiglianza, l’immagine di
Walter Niedermayr è il riflesso di una montagna
innevata che appare come grande vuoto bianco costellato da sciatori in piena
attività.
La neve, dalla poesia di Maxence Fermine all’ingresso
della mostra, allora “è una calligrafia”. E come tale “ha diecimila modi per essere
scritta”.
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Bartolini
a Roma al Magazzino d’Arte Moderna
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da Minini a Brescia
Donato
Piccolo in mostra a Roma
Cunéaz
in mostra a Parma
claudio
cravero
mostra visitata il 1° agosto 2010
dal 14 maggio al 26 ottobre 2010
Entre
glace et neige. Processi ed energie della natura
a cura di Laura Cherubini e Glorianda Cipolla
Centro
Saint-Bénin
Via
Festaz, 27 – 11100 Aosta
Orario:
tutti i giorni ore 9.30-12.30 e 14.30-18.30
Ingresso:
intero € 3; ridotto € 2
Catalogo
Musumeci
Info:
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