Quasi intimiditi come davanti a un luogo sacro, avanziamo a tentoni prima di addentrarci in penombra nel tempio di Palazzo Roverella. All’ingresso, dove l’ordine imposto è un religioso silenzio, a zittirci letteralmente non sono le guardie o i custodi dell’edificio storico bensì quadri, oggetti e sculture con labbra serrate da dita, che nel linguaggio esoterico corrispondono al gesto arpocratico, messo già in risalto dalla scultura di Fix-Masseau o Bigot, ma che troviamo ovunque nelle sale rodigine per la mostra “Arte e Magia. Il fascino dell’esoterismo in Europa”. In una esposizione con un vasto apparato di prestiti (molti dall’estero soprattutto Parigi, Bruxelles, Londra, Praga, e da collezioni private e romane) che parla di enigmi e stregoneria, conciliaboli alchemici in mezzo a rappresentazioni di riti massonici o d’iniziazione, come potevano mancare le ‘opere al nero’ di Odilon Redon e forme ancestrali come quelle realizzate da Itten e Balla? O le tenebrose scene di sedute spiritiche parigine dei primi del ‘900 tenute dalla medium Eusepia Palladino a cui partecipavano personaggi illustri tipo Henri Bergson e Marie Curie? Ecco infatti che, incubi notturni assicurati, tra predilezioni iconografiche e scelte dettate da criteri allestitivi, pronte a suggestionarci, le opere, sembrano uscire fuori da quadri e sculture per venirci a cercare per farci aderire al loro rito iniziatico! Solitamente però, una mostra è un fatto artistico e non dovrebbe suscitare timore, nonostante stavolta sia inevitabile per via dell’ambito oscuro, controverso, a tratti spaventoso. Ed è così che avanziamo tra le stanze, seguendo il filo sottile che separa il puro terrore dalla più vorace fame di curiosità. Fortuna che, come con l’opera “Un voile” di Hawkins (il quale metteva una lampada davanti alle modelle per meglio calcolare l’effetto della luce), arrivano presto in soccorso le belle forme femminili, numerose in tutte le stanze, che ci allietano la vista anche se solo apparentemente. La loro presenza infatti è un timido palliativo che non vuole omaggiare le grazie del gentil sesso, no, ci sono ben altre ragioni che si legano piuttosto a stereotipi consolidati che vedono associare la presunta fragilità femminile a caratteri più demoniaci, ribadendo i limiti di una pseudocultura retrograda le cui origini si perdono nella notte dei tempi.
Luis Ricardo Faléro, La Sorcière, 1882, collezione privata
Ma la mostra non va in questo senso, non partecipa né traccia una strada già segnata, tutt’altro, perché è il frutto di una lunga e appassionata ricerca del curatore Francesco Parisi, e non comprende esclusivamente soggetti femminili come nelle opere di Georges De Feure, o “La strega” di Michele Cammarano o Luis Ricado Falero, “Diavolessa” di Alberto Martini, ma spazia in un contesto più ampio che spiega anche l’origine delle propensioni verso l’ignoto e il mistero tipiche dell’essere umano. È in questa direzione che questa mostra, mentre delinea i confini di una cultura esoterica che di fatto ha attraversato i tempi e le epoche, ci accompagna in un viaggio negli abissi della mente umana, per scoprire come, chi più, chi meno, oggi come in passato, siano state tantissime le personalità affascinate da esoterismo, occultismo e dintorni. Molti erano pittori e filosofi ma c’erano anche intellettuali e scrittori i cui interessi in questo campo si sono intrecciati. Edgar Allan Poe e Charles Baudelaire per esempio, sono stati amici del maestro di Redon, il cui immaginario oscuro ha colpito la fantasia di Huysmans per le pagine di La-Bàs che per sua stessa ammissione, gli avevano procurato problemi d’instabilità mentale. Pubblicate dopo il più celebre romanzo A Rebours, racconta con precisione l’ambiente occulto parigino che lo scrittore conosceva perché partecipò anche a messe nere. Strano a dirsi, anche se sembra conoscerlo bene Redon non era dedito all’occultismo, ammetteva semplicemente l’esistenza di qualcosa di misterioso; e nonostante quindi rispetto ad altri non sia stato pratico di riti e processi alchemici, con il suo repertorio immaginifico, piuttosto marginale in mostra, è stato pioniere nel tradurre in pittura l’inconscio. E questo è in definitiva il cuore che la ricerca espositiva sigilla, il rapporto tra la creazione artistica con il pensiero magico. In termini di riferimenti critici con frontespizi come il “Salon de la Rose Croix”, o “Le mystère de l’èvolution”, tra i vari addentellati il più pertinente è Lo Spirituale nell’arte dell’artista Vasilij Kandinskji che infatti è presente in mostra con l’acquerello “Rosso in una forma appuntita” e l’olio “Bastoncino nero”, ecc. Ma l’attenzione per il “darkly world” nasce molto prima dell’artista Bauhaus, prima del XX secolo perché è figlia del Romanticismo, soprattutto per quella sua protesta contro il potere assoluto del razionalismo industriale. Molte delle opere in mostra sono infatti contemporanee o posteriori al periodo romantico e in particolare simbolista, ed evidenziano bene questo legame con il potere dell’occulto e l’inconscio. In una fluttuante atmosfera blu de “L’enigma umano” (1900), la donna di Giorgio Kienerk è inscritta dentro un cerchio mistico e guarda caso si tappa la bocca per seguire il dettato del silenzio. Per Paul Serusier la natura si anima di forze misteriche e dentro una fitta boscaglia le tre donne dell’opera “L’incantation” (da Quimper) sono in realtà sacerdotesse atte a pratiche ancestrali e culti misterici, mentre Vachal non ne resta estraneo, anzi addirittura entra in contatto diretto con lo spiritismo per liberarsi proprio dalle sue angosciose visioni notturne che producono opere come “Sabat” proveniente dal museo Podebrady. Ma il portato di questa fascinazione non si limitò ad accendere l’interesse del mondo artistico e intellettuale, è stato un clima culturale talmente potente che ha avuto riflessi anche per alcune esperienze sociali utopiche come quella a Monte Verità di Ascona.
Anna de Fazio Siciliano
Mostra visitata il 27 settembre 2018
Dal 29 settembre 2018 al 27 gennaio 2019
Arte e magia. Il fascino dell’esoterismo in Europa
Palazzo Roverella, via Laurenti 8/10 – 45100 Rovigo
Orari :da lunedì a venerd’ 09,00- 19,00
sabato, domenica e festivi 09,00- 20,00
Info: Info@palazzoroverella.com
Critica, storica dell’arte e redattrice per prestigiose riviste di settore (Exibart,Art e Dossier, Finestre sull’arte) ha all’attivo numerosi articoli e interviste a galleristi (Fabio Sargentini), direttori di Musei (Anna Coliva) curatori (Alberto Fiz), vertici di società di mostre (Iole Siena, Arthemisia Group e Renato Saporito, Cose Belle d’Italia). Da tempo collabora con la Direzione della Galleria Borghese con la quale dopo aver prodotto una ricerca inedita sul gusto egizio ha svolto un lungo periodo di formazione. Nel 2015 fonda Artpressagency la sua agenzia di ufficio stampa, comunicazione, critica d’arte e di editing che sta espandendo e che ha visto collaborazioni notevoli con colleghi e musei, istituzioni su tutto il territorio nazionale (MaXXi di Roma, Biennale di Venezia, Zanfini Press, Rivista Segno, ecc.). Lavora come editor per Paola Valori e in qualità di addetta stampa scrive per le mostre di Studio Esseci, Arthemisia, Zetema, Mondomostre, ecc. Tra le pubblicazioni più importanti: “Margini di un altrove”, catalogo della mostra svoltasi nel 2016 a Siracusa in occasione delle rappresentazioni classiche, “History is mine _ Breve resoconto femminile ”: unico capitolo dedicato al genere femminile pubblicato nel libro “Rome. Nome plurale di città” di Fabio Benincasa e Giorgio de Finis, “La verità, vi prego, sulle donne romane”, indagine archeologica e figurativa sull’assenza nei luoghi delle donne nella Roma antica, per FEMM(E)-MAAM ARTISTE. Al momento, oltre all’aggiornamento di Report Kalabria, indagine sulle contaminazioni artistiche contemporanee nei luoghi archeologici in Calabria, si sta occupando di promuovere un progetto originale degli artisti Francesco Bartoli e Massimiliano Moro, anche dei linguaggi multimediali applicati a eventi espositivi. Gli articoli di Anna su Exibart.com