Matteo di Pietro (1430/35–1507), meglio conosciuto come Matteo da Gualdo, discende da una famiglia di ‘pittori-notai’ e anche lui, come i suoi antenati, si dedica all’attività notarile seppur lasciandola sempre in secondo piano rispetto alla pittura. Formatosi in ambito locale, forse sugli esempi di Bartolomeo di Tommaso da Foligno, mostra particolare attenzione verso l’arte squarcionesca e marchigiana, in particolare di Camerino. Il suo stile quindi è molto lontano da quello di alcuni coetanei attivi nella stessa regione -pensiamo ad esempio a Benedetto Bonfigli- e ben rappresenta la cultura figurativa di un luogo definito ‘minore’ che si colloca tra Gualdo Tadino, Nocera Umbra ed Assisi.
Eleonora Bairati, curatrice alla mostra insieme a Patrizia Dragoni, scrive che la mostra vuole legittimare “le autonomie linguistiche”, già in parte valorizzate dagli studi di Roberto Longhi e di Federico Zeri, e lo fa utilizzando la mobilità come chiave di lettura della produzione artistica umbra-marchigiana della seconda metà del XV secolo. Seguendo questa ottica il visitatore si trova al cospetto di due categorie -decisamente longhiane- di artisti : i ‘vaganti’ e gli ‘stanziati’. I primi sono i portatori di novità a
differenza dei secondi che si limitano ad operare in un ambito territoriale ben definito.
A questo punto possiamo bene capire come gli elementi marchigiani recepiti da Matteo da Gualdo, ‘stanziato’ per eccellenza, siano giunte tramite il ‘super-vagante’ Bartolomeo di Tommaso da Foligno mentre Giovanni da Rimini, di cui si incontrano in mostra la Vergine Addolorata e San Giovanni Evangelista, è colui che diffuse elementi veneti tipici dell’arte padovana dello Squarciane. Se Matteo da Gualdo era saldamente radicato in ambito gauldese, a Foligno la scena era dominata dall’Alunno, è suo lo splendido politico custodito con la Madonna col Bambino Santi e Angeli già nella chiesa di San Francesco di Gualdo che purtroppo nel catalogo, insieme ad altre immagini, appare con colori troppo diversi dalla realtà.
Tra le opere esposte spiccano, non senza ragione, il Compianto su Cristo Morto di Vittore Crivelli e due predelle provenienti da Brera di Carlo Crivelli, a ricordare le soluzione figurative utilizzate dai veneziani che dominavano all’epoca la scena marchigiana.
A completamento della visita non può mancare una visita a Nocera Umbra per vedere la decorazione ad affresco della chiesa di San Francesco (ora Pinacoteca Comunale) riconducibile a Matteo da Gualdo e alla sua bottega, o ad Assisi dove, nel Museo Capitolare, si possono incontrare parti di affreschi e il frammento di un trittico e dove nell’Oratorio dei Pellegrini sono presenti alcuni scene affrescate da Matteo da Gualdo nel 1468.
La mostra si inserisce bene nei locali della suggestiva, e ben restaurata, Rocca Flea, attuale sede del Museo civico, pinacoteca caratterizzata, inoltre, da una sezione archeologica con reperti locali e da una nutrita esposizione di ceramiche gualdesi.
margherita melani
mostra visitata il 20 marzo 2004
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L'esposizione si riduce a una manciata di tele (cinque o sei ) più altre poche in prestito!. Sproporzionato rispetto all'offerta il biglietto chiesto.
Data la scarsa organizzazione sarebbe stato meglio richiedere un offerta nei siti che si trovano effettivamente aperti.
Il percorso consigliato tra le chiese di provincia, e spesso inutile perchè sono chiuse anche durante gli orari idicati.
Cito per esempio grello e casacastalda
Nella chiesa di S. Antonio a Campagnatico (GR) sono stati recuperati affreschi di scuola umbra, alcuni firmati tal Matteo da Narni (?) e datati 1329, altri attribuiti alla scuola umbra e datati intorno al 1465. Vi ritrovo lo stile e i modi di Matteo da Gualdo. Se può interessare, contattatemi tramite e-mail. Bacciarelli Vincenzo