Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
23
settembre 2008
fino al 28.IX.2008 Verde Bari, Sala Murat
altrecittà
In tutte le sue sfumature: verde macro e micro, speranza e veleno. Verde solare, malinconico, artificiale, sfregiato e tant’altro. La creatività pugliese affine alla fotografia si confronta su una tematica sempreverde...
Il white cube murattiano è listato a Verde: all’esterno, la bella trovata di mascherare le vetrate e i cancelli con stendardi in tinta, vergati con prose e poesia; all’interno, sebbene l’amichevole selezione fra conterranei abbia sovraffollato di spunti visivi l’esposizione, l’attrattiva del colore-guida dona all’insieme un fascino indiscutibile.
Promotore, il veterano Gianni Leone: sue le lambda macro, da pellicola, di velati spunti catalizzati da teloni sintetici e piante di fico d’India; analoga lunghezza d’onda per il “verdedentro” di Loredana Moretti, desunto da polaroid, e quello “aggettante” di Stefano Di Marco, per il sottobosco di Luigi Billi e il verde urbano, dialogo tra natura e artificio da “concubinato ecologico”, di Rosa Ciano, Alessandro Cirillo, Cosmo Laera e Nicolai Ciannamea, regista di uno gustoso diario di viaggio, marino e di superficie. Sono immagini che invitano a “entrare” nella materia vivente, fatta di luce, terra, vegetazione, fino a farne respirare gli odori: lo fa bene Antonio Tartaglione.
Meritato spazio è dato al classicismo documentario di Angela Cioce – di grande equilibrio i reportage fatti a Cuba – e Beppe Gernone; fresco il video Bari Cambia di Nicola Amato; innocua la trasgressione delle street-photo dei Porka’s p-Proj. Tra gli scatti più patinati, emerge Homo viridis di Tommaso Lagattolla, con subliminale allusione al logotipo Benetton.
Percorrendo il labirinto di pareti provvisorie, capita di imbattersi in situazioni d’allarme: inchioda il nonsguardo sbarrato, stampato su pvc da Donatella Tummillo e Pietro Barone, o il divieto d’ingresso di Annamaria Ippolito, come le divise dei giocatori di ruolo del soft-air ritratti da Fabrizio Rossiello o degli addetti ospedalieri di Sergio Leopardi. Nonsolofoto per Massimo Ruiu, per il concettuale “rosso più rosso” di Tullio De Gennaro, per l’increspata astrazione del Nilo di carta di Iginio Iurilli, per i graffiti su cera di Claudio Cusatelli.
Le installazioni sono molteplici: si va dalla fotosintesi clorofilliana artificiale dell’emergente a New York Giampiero Milella alle delicate lucciole di Miki Carone, dall’originale tela cosparsa di germogli da innaffiare di Giuseppe Bellini all’“albero degli sbagli” (o del riciclo) del designer Alfio Cangiani, fino a qualche déjà-vu. Davvero raffinate le gigantografie di Daniela Corbascio, punzonate da neon di segno “positivo e negativo”, che stigmatizzano le labbra del critico Pietro Marino, voce tagliente o benevola.
Alla serenità che questo colore spesso incarna, l’esistenzialista Francesco Schiavulli risponde interpretando il verde nella sua accezione negativa. A raccontarlo, in cinque video, un medico, un attore, gente comune afflitta dell’indigenza e dalla malattia, lo stesso artista-performer e il suo “esercito degli umili”, sorretto da poetiche “soste meditative” in ferro, per uno straniante happening. Da segnalare, infie, il progetto di Donatella Caproglio, La porta verde, prezioso centro d’ascolto per i bambini da 0 a 3 anni.
Promotore, il veterano Gianni Leone: sue le lambda macro, da pellicola, di velati spunti catalizzati da teloni sintetici e piante di fico d’India; analoga lunghezza d’onda per il “verdedentro” di Loredana Moretti, desunto da polaroid, e quello “aggettante” di Stefano Di Marco, per il sottobosco di Luigi Billi e il verde urbano, dialogo tra natura e artificio da “concubinato ecologico”, di Rosa Ciano, Alessandro Cirillo, Cosmo Laera e Nicolai Ciannamea, regista di uno gustoso diario di viaggio, marino e di superficie. Sono immagini che invitano a “entrare” nella materia vivente, fatta di luce, terra, vegetazione, fino a farne respirare gli odori: lo fa bene Antonio Tartaglione.
Meritato spazio è dato al classicismo documentario di Angela Cioce – di grande equilibrio i reportage fatti a Cuba – e Beppe Gernone; fresco il video Bari Cambia di Nicola Amato; innocua la trasgressione delle street-photo dei Porka’s p-Proj. Tra gli scatti più patinati, emerge Homo viridis di Tommaso Lagattolla, con subliminale allusione al logotipo Benetton.
Percorrendo il labirinto di pareti provvisorie, capita di imbattersi in situazioni d’allarme: inchioda il nonsguardo sbarrato, stampato su pvc da Donatella Tummillo e Pietro Barone, o il divieto d’ingresso di Annamaria Ippolito, come le divise dei giocatori di ruolo del soft-air ritratti da Fabrizio Rossiello o degli addetti ospedalieri di Sergio Leopardi. Nonsolofoto per Massimo Ruiu, per il concettuale “rosso più rosso” di Tullio De Gennaro, per l’increspata astrazione del Nilo di carta di Iginio Iurilli, per i graffiti su cera di Claudio Cusatelli.
Le installazioni sono molteplici: si va dalla fotosintesi clorofilliana artificiale dell’emergente a New York Giampiero Milella alle delicate lucciole di Miki Carone, dall’originale tela cosparsa di germogli da innaffiare di Giuseppe Bellini all’“albero degli sbagli” (o del riciclo) del designer Alfio Cangiani, fino a qualche déjà-vu. Davvero raffinate le gigantografie di Daniela Corbascio, punzonate da neon di segno “positivo e negativo”, che stigmatizzano le labbra del critico Pietro Marino, voce tagliente o benevola.
Alla serenità che questo colore spesso incarna, l’esistenzialista Francesco Schiavulli risponde interpretando il verde nella sua accezione negativa. A raccontarlo, in cinque video, un medico, un attore, gente comune afflitta dell’indigenza e dalla malattia, lo stesso artista-performer e il suo “esercito degli umili”, sorretto da poetiche “soste meditative” in ferro, per uno straniante happening. Da segnalare, infie, il progetto di Donatella Caproglio, La porta verde, prezioso centro d’ascolto per i bambini da 0 a 3 anni.
giusy caroppo
mostra visitata il 3 settembre 2008
dal 4 al 28 settembre 2008
Verde
a cura di Gianni Leone, Marina Losappio e Daniela Corbascio
Sala Murat
Piazza del Ferrarese – 70122 Bari
Orario: tutti i giorni ore 10-13 e 17-21
Ingresso libero
Catalogo Gelsorosso
Info: info@incipitverde.it; www.incipitverde.it
[exibart]