Wim Wenders (Düsseldorf 1945), non è un personaggio che ha bisogno di presentazioni. E neanche Villa Panza, la splendida dimora del collezionista Giuseppe Panza di Biumo che apre i suoi spazi alla mostra “America”, curata da Anna Bernardini.
Cinema, fotografia e ritratti: una trilogia ricorrente nel regista tedesco, come testimonia anche la sua ultima regia dedicata a Sebastião Salgado. Nonostante Wenders abbia dichiarato più volte di non voler confondere o paragonare la sua carriera cinematografica a quella di fotografo, lascia tuttavia al grande schermo il commento più cristallino e lucido sulla sua arte bidimensionale. Ne Il Sale della Terra infatti, è un narratore fuori campo a dare una definizione di fotografia: nient’altro che disegno con la luce.
Wenders rivendica questa artigianalità del fare in più di qualche occasione. La prima, la tecnica: i suoi lavori non conoscono tecnologie digitali, né manipolazioni in post produzione. I temi: Wenders viaggia per lo sconfinato stato americano a partire dagli anni Ottanta. Questo ciclo di 34 fotografie racconta di un cammino dove Edward Hopper (e il suo modo di rappresentare un paesaggio straniato da spaesate “infiltrazioni” umane), è nume tutelare. Le dimensioni: non c’è l’intimità di un formato rassicurante, da ritratto, ma neanche il gigantismo dello schermo. Fa eccezione il ciclo Ground Zero, esposto qui per la prima volta al completo. Queste cinque fotografie nascono da un evento contingente, la possibilità data al fotografo di entrare per un giorno nel cantiere di Manhattan. Si diceva eccezione, da una parte perché questa è l’unica serie in cui la figura umana entra in gioco: operai al lavoro tra le macerie di ricordi umani. Dall’altro perché è qui che l’obiettivo indugia maggiormente su effetti di luce molto drammatici, sottolineati dall’essere queste stampe di formato prepotentemente orizzontale o verticale. La conseguenza più naturale è il voler creare una dimensione ambientale, trasformando la stanza di Villa Panza in una cappella di preghiera, con un interrogativo: devastazione e ricostruzione sono la normale condizione dell’umanità?
Nel complesso la fotografia di Wenders è una fotografia classica, onesta. Nessuna pretesa di innovazione, ma la sincera incorruttibilità di un lavoro uguale sì nel tempo, ma non statico. Una lucidità che si rivela nella dichiarazione d’intenti della sua arte: «fotografo trasmettere il senso del luogo che, senza la presenza umana, diventa più franco nel parlare».
Eleonora Minna
mostra visitata il 15 gennaio 2014
Dal 16 gennaio al 29 marzo 2015
Wim Wenders, America
Villa e Collezione Panza
Piazza Litta 1, Varese
Orari: tutti i giorni, tranne i lunedì non festivi, dalle 10 alle 18.
Info: www.wimwendersvillapanza.it